Vasta operazione antidroga a Messina. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria del capoluogo stanno procedendo all’esecuzione di 14 misure cautelari, di cui 12 in carcere, ed al sequestro di beni per oltre 250 mila euro. Il blitz ha permesso di disarticolare un’importante organizzazione criminale che ha coordinato un traffico internazionale di stupefacenti tra la Colombia e l’Italia. Ai fermati si è aggiunto un quindicesimo soggetto, arrestato in flagranza di reato in quanto nella sua abitazione è stata rinvenuta della sostanza stupefacente.
Gli arrestati sono Angelo Gangemi, 50 anni, Giuseppe Bellinghieri, 75, Natale Aiello, 60, Leonardo Di Lella, 57, Salvatore Senia, 53, Vincenzo Torrisi, 54, Franco Proietto, 63, Vittorio Ghezzi, 45, Oronzo Tornese, 70. Ai domiciliari Mario Morgante, 29 anni e Marco La Torre 30 anni, arrestato in flagranza Giovanni Lucchese, 35 anni, perché trovata nella sua abitazione della droga. Tre persone ancora non sono state rintracciate. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio e Bellinghieri anche di irregolare attività finanziaria.
L’indagine è iniziata dopo che i finanzieri di Messina hanno trovato un laboratorio artigianale per tagliare la droga. L’operazione prende il nome dal termine Holiday (vacanza) utilizzato dal messinese Gangemi, che quando doveva portare avanti il traffico di droga in Colombia, Panama e Santo Domingo annunciava di dover partire per una vacanza. I militari si sono accorti che Bellinghieri e Gangemi avevano deciso di far arrivare un carico di cocaina di 6 kg in Italia dalla Colombia: i due corrieri sono stati arrestati nell’aeroporto di Bogotà. Gangemi faceva da intermediario tra i clan italiani e quelli colombiani, pagando i carichi con il denaro tramite Money Trasfer. Se la cocaina, del valore di 500 mila euro, fosse arrivata in Italia sarebbe stata destinata in parte al Nord Italia, in parte al Centro dove Bellinghieri era vicino al boss Carmine Fasciani e al Sud tramite Vincenzo Torrisi, nipote del boss Benedetto Santapaola. Agli indagati sono stati sequestrati beni per 250 mila euro.