Jobs Act, via ai controlli a distanza sui dipendenti | I sindacati accusano: “Un colpo di mano”

di Redazione

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Jobs Act, via ai controlli a distanza sui dipendenti | I sindacati accusano: “Un colpo di mano”

| mercoledì 17 Giugno 2015 - 22:37

Sindacati infuriati contro il Governo che lo scorso 11 giugno ha dato il via ai libera ai controlli a distanza nei confronti del dipendenti. La norma è stata inserita nel decreto attuativo del Jobs Act, approvato dal Consiglio dei Ministri, e permette alle aziende di monitorare computer, tablet e cellulari, così come i badge dei lavoratori senza che sia necessario un accordo sindacale o un’autorizzazione del ministero. Servirà l’ok del sindacato o del ministero del Lavoro, invece, per installare impianti audio e video.

Per il controllo sugli “strumenti” di lavoro messi a disposizione dalle imprese e su quelli per la “registrazione degli accessi e delle presenze” basterà quindi informare i lavoratori e rispettarne comunque la privacy. Attraverso l’approvazione di uno dei decreti attuativi del Jobs act, il Governo avrebbe rivoluzionato l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori del 1970.

Dura la reazione dei sindacati. La Cgil parla di “colpo di mano” e promette “battaglia”. Anche Cisl e Uil si oppongono: la norma “deve cambiare”. Secondo Serena Sorrentino della Cgil queste novità “pongono un punto di arretramento pesante” rispetto allo Statuto dei lavoratori. “Non solo daremo battaglia in Parlamento”, ma anche “verificheremo con il garante della privacy se ciò si può consentire”, aggiunge.

Annamaria Furlan della CIsl ha assicurato che “ci faremo ascoltare anche nelle Commissioni parlamentari”. Sulla stessa linea la Uil, con il segretario confederale Guglielmo Loy: “Agiremo nelle sedi opportune per chiedere il cambiamento di questo provvedimento”. E attacca: “Non si capisce perché, ancora una volta, la deregolamentazione debba avvenire a vantaggio della sola impresa”.

 

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