È rientrato in Italia Ignazio Scaravilli, il medico catanese irreperibile in Libia da sei mesi. Liberato il 9 giugno, Scaravilli è arrivato domenica sera a Ciampino con un volo speciale. Il medico siciliano “è in buone condizioni di salute”, come ha spiegato il capo dell’Unità di Crisi del ministero degli Esteri Claudio Taffuri che ha viaggiato insieme a lui.
Scaravilli era scomparso nel nulla il 22 gennaio scorso; a segnalarne la sparizione erano stati alcuni colleghi; il ministero degli Esteri aveva mantenuto il massimo riserbo attorno alla vicenda. Sei giorni fa è arrivata la notizia della liberazione e la comunicazione da parte di fonti vicine all’Unità di Crisi della Farnesina che Scaravilli si trovava presso gli uffici delle autorità di Tripoli “per gli adempimenti di rito”.
Secondo l’autoproclamato governo di Tripoli, non riconosciuto dalle autorità internazionali, Scaravilli non sarebbe stato affatto rapito bensì fermato e tenuto in arresto per tutto il tempo dai servizi segreti locali. “Ansar al Sharia e Isis non c’entrano”, il medico “era sotto indagine e ora che l’indagine è chiusa hanno chiesto al ministero degli Esteri di chiamare gli italiani per consegnarglielo”, ha riferito il portavoce Zubia riferendosi ai servizi segreti di Tripoli. “Forze di intelligence pensavano che stesse facendo chiamate sospette e così l’hanno preso per indagini”, ha aggiunto Zubia, direttore del Dipartimento media stranieri del governo. “Ora che un supplemento di indagine è stato fatto, viene liberato”. Sul tipo di indagini o sulle accuse a carico del medico però non c’è nessuna certezza. “Sono informazioni di intelligence, io non le conosco”, si è limitato a dire il portavoce di Tripoli, aggiungendo tuttavia che “alcuni credono che abbia qualche connessione o contatto con la mafia e con trafficanti di armi”. Tutte voci non verificabili comunque, sulle quali, ha tagliato corto, non ci sono “solidi indizi”.
La Farnesina parla invece di semplici pratiche amministrative che hanno prolungato i tempi. “Il periodo di tempo passato dopo la sua liberazione – ha spiegato Taffuri – è stato dovuto all’indagine in corso lì e ai tempi necessari per i procedimenti amministrativi. E’ stata aperta un’indagine ed è stato ascoltato”. Quel che è certo, ha sottolineato il capo dell’Unità di crisi, è che “è stato trattato molto bene dalle autorità di Tripoli”.
E anche prima, “durante la prigionia, non ha subito particolari violenze, compatibilmente con la situazione, i momenti di difficoltà come prigioniero e il peso psicologico che questo comporta”. Prigionia della quale non si sa molto, se non che “sarebbe stato spostato più volte”.
Ora il rientro a Roma, dove Scaravilli sarà ascoltato dagli inquirenti italiani per fare luce sulla vicenda.