Truffe su internet attraverso software che infettano i contenuti di computer, smartphone e telefonini per poi chiedere un riscatto. Sono scattate 62 ordinanze di custodia cautelare in Italia e all’estero per bloccare una pericolosa rete criminale transnazionale composta prevalentemente da nigeriani e camerunensi, dedita al riciclaggio di ingenti somme di denaro provento dal phishing di ultima generazione. In pratica la banda, oltre al “tradizionale” tentativo di carpire con la buona fede i dati personali degli utenti, inviava un virus ai malcapitati chiedendo poi un riscatto ai possessori dei dispositivi per sbloccarli o per riavere i file.
L’attacco informatico “Ransomware” (ranson in inglese vuole dire riscatto), nato in Russia qualche anno fa e ora presente su scala globale, sta prendendo piede anche in Europa. Ventinove ordinanze sono state emesse dalla Procura della Repubblica di Perugia. La Polizia sta operando con l’aiuto delle polizie di Spagna, Polonia, Regno Unito, Belgio, Georgia, Turchia e Camerun, insieme con Eurojust, Europol e Interpol. L’indagine, condotta dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Perugia, ha evidenziato sin dalle prime battute significativi collegamenti tra una cellula operante a Torino e un’altra attiva in Spagna, che ha reso necessario il coinvolgimento dei canali di cooperazione internazionale e delle omologhe strutture di Polizia e magistratura spagnola. Le successive riunioni di coordinamento ad Europol e Eurojust hanno fatto poi emergere collegamenti con un’indagine parallela della polizia polacca.