Un giorno non lontano sarà possibile trapiantare la memoria in un individuo che l’ha persa. Sembra infatti che i ricercatori stiano effettuando dei precisi studi su cavie: sarebbe davvero un traguardo riuscire a restituire la memoria a un paziente con Alzheimer o rendere capace l’uomo ad incamerare tutte le informazioni contenute all’interno di un’enciclopedia.
Ad ipotizzare questi scenari è Giulio Maira, presidente della fondazione Atena e neurochirurgo all’Humanitas di Milano e al Campus biomedico di Roma, che mercoledì sarà in Campidoglio a Roma in occasione di un convegno dedicato ai meccanismi che regolano l’ancoraggio nel cervello delle esperienze passate e presenti, i ricordi.
Intervistato dal “Corriere della Sera”, Maira ha sottolineato come la memoria sia la “manifestazione” più importante del cervello: a muoverla è l’ippocampo, collocato nel lobo temporale. L’ippocampo riceve gli impulsi originati da un’esperienza e li trasmette alla corteccia corticale, elaborandoli fino a selezionarli e fissarli. Ecco perché ricordiamo soltanto una parte delle nostre esperienze.
Ma come intervenire per mantenere allenata la memoria? Stando a Maira l’importante è usarla, cercando di “annoiare” il meno possibile il cervello. Per svegliare quest’ultimo sono necessari stimoli nuovi: per esempio il cruciverba oppure la lettura attiva di un libro, ma anche lo sport e un’alimentazione con pochi grassi e pochi zuccheri aiutano a tenere il cervello in forma. E non finisce qui: sembra infatti che tra gli aiuti possibili ci sia anche quello di imparare ad usare uno strumento tecnologico nuovo come uno smartphone.
Che dire? Anche dei mezzo tanto criticati e biasimati come gli smartphone, spesso colpevoli di “isolare” chi ne abusa, potranno tornare utili per mantenere “sveglio” il nostro cervello.