Alle elezioni amministrative di maggio il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord hanno rafforzato le propria posizione; il primo ha raccolto consensi importanti pur senza Beppe Grillo in prima linea, l’altro si è imposto come il principale partito di destra in Italia.
E’ soltanto l’ultimo successo elettorale di partiti che non appartengono al mainstream della politica europea, assestatasi dalla fine della guerra fredda tra sinistra riformista, liberismo moderato di destra ed un ruolo crescente delle istituzioni europee nella gestione finanziaria e monetaria.
Syriza ha vinto le elezioni greche all’inizio del 2015 promettendo di smantellare i precedenti accordi di sostegno finanziario internazionale, che imponevano pesanti tagli di bilancio; ora governa in coalizione con l’estrema destra dei greci indipendenti ed è impegnato in una faticoso negoziato con la Commissione Europea, la Bce e l’Fmi.
In Spagna le amministrative di maggio del 2015 hanno visto il collasso dei popolari e la vittoria dei candidati di Podemos a Madrid e Barcellona. Spezzato quindi lo storico duopolio dei Popolari e dei Socialisti, accomunati nella critica di corruzione ed asservimento alle politiche europee. Il movimento, pur nato dalla protesta degli Indignados in piena crisi economica spagnola, sembra comunque abbandonare le posizioni di rifiuto o rottura con l’establishment: a Madrid governerà probabilmente in coalizione con i Socialisti e si prepara alle prossime politiche di novembre parlando il linguaggio del cambiamento nell’integrazione europea.
In Francia, Nikolas Sarkozy sta rilanciando con successo la sua leadership sulla destra francese; ha contenuto l’ascesa del Front National di Marine Le Pen alle amministrative del 2015, spingendo sul tema del contenimento dell’immigrazione . E’ uno dei cavalli di battaglia del Front National, insieme alla critica all’euro e ai tecnocrati di Bruxelles.
Nel Regno Unito l’UKIP ha guadagnato un solo deputato alle ultime politiche, ma è il terzo partito del paese con 4 milioni di voti. I conservatori di David Cameron lo inseguono sui temi dell’uscita dall’Unione Europea – referendum popolare entro il 2017 – e dell’immigrazione – rifiuto di accogliere una quota dei migranti in arrivo in Italia.
In Olanda prevale il sentimento nazionalistico ed anti islamico nella proposta del Partito della Liberta di Geert Wilders, i cui consensi hanno oscillato tra il 12 ed il 17% nelle tornate elettorali del 2014. Il partito propone un’idea di estrema destra moderna, ad esempio attenta ai diritti civili delle minoranze sessuali, ma intransigente con chi minaccia i fondamenti della cultura olandese, libertaria e tollerante.
In sintesi, questi partiti stanno cambiando l’agenda politica europea .
La loro ascesa è stata favorita dal diffuso malessere causato dalla crisi economica europea e dai flussi migratori dal sud del mondo. La gente ha trovato una alternativa in chi denunciava a voce alta i loro problemi e le loro preoccupazioni.
Si coglie nella loro proposta politica qualche elemento ricorrente: nazionalismo e critica all’establishment politico nazionale, all’unione europea dominata dai tedeschi e all’accoglienza degli immigrati. Ideologie e basi culturali sono però diversissime tra loro: da idee di destra estrema, razziste, antisemite e nazionaliste anti-europa, a ricette anti sistema che hanno un sapore di sinistra e attaccano il rigore finanziario della burocrazia europea a trazione tedesca e l’atteggiamento intransigente delle banche nell’erogazione del credito.
Quindi uno scenario complesso che può degenerare verso un diffuso nazionalismo, se i temi di fondo della politica economica, della integrazione sociale e dell’immigrazione non troveranno risposte adeguate. Ma anche una spinta verso politiche nazionali ed europee più trasparenti che sappiano bilanciare finanza ed esigenze sociali, sicurezza e accoglienza, cultura nazionale ed europea.
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Abbiamo fatto molto meglio con Berlusconi.