La Sicilia ha già dato. L’isola ospita oltre 16.000 persone tra centri di accoglienza, Cara e Sprar: quasi un quinto dell’intero Paese. Dobbiamo chiedere non solo di ripartire immediatamente i migranti tra le Regioni, ma di farlo su parametri che tengano conto oltre che della popolazione, anche della ricchezza, della capacità di assorbire coloro tra questi che resteranno nel mercato del lavoro. E questo senza compromettere i vincoli di solidarietà umana. Con diversi e più corretti parametri la Sicilia dovrebbe accogliere poco più della metà dei migranti. Altro che la manfrine di questi giorni tra Regioni del Nord e del Sud, condizionati da interessi della politica senza scrupoli che gestisce la miseria.
I Paesi europei chiudono le frontiere, le Regioni italiane del Nord rifiutano il trasferimento di migranti, e così città e paesi della Sicilia – già provati da una crisi drammatica che toglie lavoro ai siciliani e fa scappare le migliori capacità – straboccano di immigrati senza lavoro, occupati in attività illegali, privi di garanzie sanitarie e sociali, alla mercé della criminalità e del malaffare (anche di quello istituzionalizzato, a quanto pare…).
È vero che la gran parte dei migranti va poi verso altri Paesi d’Europa, ma molti restano ed appesantiscono il carico sociale ed economico di disoccupazione, fame e disperazione dei territori siciliani. Nei prossimi anni, secondo le stime di Frontex (l’Agenzia europea per le migrazioni), milioni, sì milioni, di persone cercheranno di sbarcare in Sicilia e nel sud del Paese.
Che misure si stanno prendendo di fronte ad una migrazione di queste immani proporzioni? Per evitare che la Sicilia diventi un enorme ammortizzatore della incapacità europea di affrontare la mutazione dei rapporti tra Europa ed Africa? La Regione, anche in questa vicenda, ha dimostrato l’inadeguatezza dei suoi vertici, l’incapacità di difendere gli interessi dei siciliani e di garantirne anche la sola sicurezza, la remissività verso ogni “vessazione” imposta da Roma.
La vicenda dei migranti evidenzia anche l’incapacità del Governo nazionale ad affrontare questo dramma epocale sia internamente che a livello europeo (a cosa sia servito il semestre di presidenza italiana Ue a questo riguardo è più che lecito chiederlo ) ed a reprimere il crescente malaffare che connota la gestione dell’accoglienza.
Dal Governo statale, che amministra l’irrilevanza dell’Italia nel contesto europeo e dal suo omologo regionale esecutore dei voleri del primo, quando non ne risulta addirittura commissariato, i siciliani pretendano risposte immediate. Oggi è in gioco non solo la dignità della Sicilia, ma sopratutto la sua sicurezza ed il futuro dei suoi figli.