Non si ferma l’indagine Mafia Capitale, fioccano nuovi arresti e si dimette il capogruppo del Pd in consiglio regionale Marco Vincenzi. Questa volta sono 5 le persone fermate dalla Guardia di Finanza a Roma per appalti truccati: tra le gare nel mirino anche quella relativa al restauro dell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, dove si riunisce il Consiglio comunale. La gara sarebbe stata affidata a Fabrizio Amore, imprenditore coinvolto in Mafia Capitale.
Tra gli arrestati anche un alto dirigente in servizio alla Sovrintendenza dei beni culturali di Roma Capitale che avrebbe favorito l’imprenditore romano nell’iter procedurale per l’aggiudicazione di gare pubbliche. Un sesto provvedimento era pronto per essere recapitato ad un uomo che però è deceduto recentemente.
Marco Vincenzi è accusato da Buzzi, al centro dell’inchiesta Mafia Capitale, di aver fatto approvare in Consiglio comunale emendamenti per far ottenere dei fondi ad Ostia. Vincenzi si dimette e al contempo si difende: “In merito a notizie che mi riguardano pubblicate questa mattina dagli organi di stampa, smentisco di aver presentato in Consiglio regionale emendamenti per finanziare il comune di Roma o i suoi municipi. Non corrispondono nel modo più assoluto a verità e sono destituite di fondamento, quindi, le affermazioni di Salvatore Buzzi su un mio presunto interessamento per far ricevere al municipio di Ostia 600mila euro o qualsiasi altra cifra”.
L’operazione denominata “Domus publica” è stata disposta dalla Procura della Repubblica capitolina.
I reati contestati sono quelli dell’associazione a delinquere, truffa aggravata e continuata in danno del comune di Roma, falso, turbativa d’asta, emissione e utilizzo di fatture false, indebite compensazioni d’imposta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte con l’aggravante del reato transnazionale, commesso in Roma, Lussemburgo e altrove. Denunciate anche 20 persone. E, rispetto al reato di truffa, sono state segnalate all’autorità giudiziaria 3 società. Grazie alle intercettazioni telefoniche e alle perquisizioni ambientali, è stata anche ricostruita un’imponente evasione fiscale, per oltre 11 milioni di euro, attuata dall’imprenditore e dai suoi collaboratori, attraverso un gruppo di società controllate da imprese estere con sede in Lussemburgo.
Dagli accertamenti eseguiti è emerso come l’imprenditore Amore fosse più che sicuro dell’aggiudicazione della gara, avendo stipulato contratti ed effettuato pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell’apertura delle buste contenenti le offerte. In sostanza, venivano invitate alla procedura di gara esclusivamente società riconducibili allo stesso soggetto economico.
La rete di conoscenze che l’imprenditore vanta all’interno degli uffici di Roma Capitale è risultata alquanto estesa e ramificata poiché lo stesso, tramite sue società, controllate da società lussemburghesi, ha concesso al comune due strutture residenziali in affitto sull’Ardeatina per la gestione delle emergenze abitative della Capitale. Così come reso noto dagli investigatori, il comune di Roma ha pagato per diversi anni canoni di locazione particolarmente elevati, pari a circa 2.250 euro al mese, per ogni mini appartamento. Nel corso delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma si è anche accertato che alcune unità immobiliari, anziché essere destinate realmente alle emergenze abitative, così come previsto nel contratto di locazione, sono state utilizzate dall’imprenditore per propri fini.