Centodue centimetri per gli uomini e ottantotto centimetri per le donne: sono i valori-soglia della circonferenza addominale, al di sopra dei quali diventa più probabile soffrire di sindrome metabolica, un problema che riguarda ormai un italiano su quattro e si sta diffondendo perfino fra bambini e adolescenti, ma che soprattutto aumenta del 50% il rischio di infarti e ictus.

Per richiamare l’attenzione su questa sindrome e sui possibili rischi, la Società italiana di medicina interna (Simi) e la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi) hanno indetto per domenica 7 giugno la prima Giornata nazionale della medicina interna sulla sindrome metabolica e i fattori di rischio cardiovascolari.

Ma a quali dettagli bisogna stare attenti? Oltre alla larghezza del girovita, gli altri parametri per la diagnosi della sindrome sono una pressione minima superiore a 85 mmHg e/o una massima più alta di 130, oppure essere già in trattamento antipertensivo; una glicemia a digiuno superiore a 100 mg/dl o la presenza di una terapia ipoglicemizzante; i trigliceridi oltre 150 mg/dl o una cura ipolipemizzante in atto; il colesterolo buono Hdl inferiore a 40 mg/dl nell’uomo o 50 mg/dl nella donna.

In pochi sono, però, consapevoli di rischiare, perché spesso i valori sballano di poco e non si pensa che la pancetta unita alla presenza dei troppi grassi nel sangue o alla pressione un po’ alta sia un segno negativo, soprattutto quando non si è chiaramente obesi, ipertesi, diabetici. Grazie alla Giornata nazionale della medicina interna sulla sindrome metabolica e i fattori di rischio, il cui slogan è “Un metro per la vita”, la patologia potrà essere riconosciuta e prevenuta: il 7  giugno i medici saranno nelle piazze delle principali città italiane per visite gratuite e per distribuire un metro di carta con cui i cittadini potranno periodicamente misurare il girovita per stare attenti che non superi i numeri “pericolosi”.