Comincia a fare davvero paura, in Asia la Mers, sindrome respiratoria del Medio oriente. In Corea del Sud si registrano già 87 persone contagiate con sei morti. Un tasso elevato di decessi in rapporto al numero di casi registrati. Sono 2.500 le persone in quarantena, mentre 1.800 scuole, per lo più materne ed elementari, hanno deciso la chiusura, per motivi di sicurezza, per evitare contagi. Sempre più frequente, a Seoul, incrociare persone con le mascherine al volto, per evitare il rischio di essere contagiati dal virus, che si sta dimostrando altamente letale, come ai tempi dell’influenza aviaria o della Sars.
Il primo ministro ad interim Choi Kyung-hwan ha assicurato che il governo intensificherà gli interventi per la prevenzione mobilitando le autorità regionali, sia civili che militari. Choi, il cui governo è finito nella bufera per il rifiuto opposto nel rendere pubblici i nomi degli ospedali in cui i pazienti Mers sono stati diagnosticati o trattati, ha riferito che sono 24 le strutture coinvolte in tutto, di cui sei che hanno avuto casi confermati e 18 che hanno preso in cura contagiati.
Finora i casi di infezione sono stati limitati agli ospedali, anche se i timori di contagio hanno causato le cancellazioni di festival, concerti e grandi eventi.
La Corea del Sud vanta il secondo maggior numero di pazienti Mers dopo l’Arabia Saudita, che ne ha riportati più di 1.000 da quando il virus è stato rilevato la prima volta nel 2012.
A livello globale, invece, l‘Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha contato almeno 1.185 persone contagiate dal virus, di cui almeno 443 casi di decessi correlati.