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“I social per i programmi tv? Una scelta obbligata” | Social Mediaset, i segreti di una strategia vincente

Il modo di guardare la televisione è cambiato: se prima si teneva in mano il telecomando per fare zapping, adesso non si può fare a meno dello smartphone per commentare sui social network, Twitter in testa.

Sì, perché con gli hashtag giusti si fa presto a fare community – nel bene o nel male si intende – e ad arricchire l’esperienza televisiva: le fiction e i programmi più amati non si guardano più da soli insomma.

Ma diciamolo pure: commentare è facile. Gestire le migliaia di interazioni (a volte anche milioni) che si possono sviluppare intorno a un hasthtag di riferimento non è né una cosa semplice né improvvisata.

A spiegarci il dietro le quinte di questo “universo parallelo” è Irene Lasta, che lavora nell’area Social di Mediaset. Irene è giovane, ha una voce squillante e soprattutto ha le idee chiare. E da come parla, si capisce che ama il suo lavoro.

Per prima cosa racconta che sono diversi i programmi che vengono seguiti anche dalle piattaforme social, dalle news allo sport: ognuno nel suo gruppo di lavoro si è ritagliato una specializzazione ma nel tempo hanno anche imparato ad avere competenze trasversali. Ma quello che sembra andare per la maggiore sono le fiction e i reality: da Squadra Antimafia a Squadra Mobile, dal Grande Fratello all’Isola dei Famosi.

E il lavoro prima di ogni livetweetting è tanto: “Nelle riunioni con la produzione delle fiction – spiega Irene – capiamo in che modo possiamo inserirci nella narrazione, quali sono gli elementi che possono essere fonte di commento alternativo e pianifichiamo una strategia”.

Che cambia a seconda del prodotto. “Per Squadra Antimafia abbiamo adottato una linea molto ‘soft’ su Facebook, un po’ più istituzionale, e una un po’ più autoironica su Twitter dove abbiamo aperto il profilo durante la sesta stagione. In quel caso abbiamo capito quali erano gli argomenti più discussi (Rosy e Calcaterra in primis, ndr), quelli che facevano più ridere (senza dubbio le camicie di Calcaterra, ndr) o quelli che venivano presi un po’ in giro, ma in modo bonario, dai fan.  Abbiamo pensato quindi che sarebbe stato un peccato non inserirli nella nostra narrazione”.

E la strategia ha funzionato molto. Tanto che la fiction di Taodue è stata anche premiata come fiction più social d’Italia. Adesso la stessa idea è stata ripresa per la nuova serie di Canale 5, Squadra Mobile, per la quale si è pensata anche un’altra strategia: “Per Squadra Mobile puntiamo sulle storie dei personaggi, su cose che possono essere fonte di commenti per far affezionare gli utenti alle storie personali dei protagonisti – racconta ancora Irene -. Vogliamo stimolare gli utenti a fare il tifo per qualcuno, a commentare sui rapporti tra i personaggi, forti anche del fatto che il commissario Ardenzi era già conosciuto dal pubblico al proviamo a stimolare anche qualche commento più pungente…”.

Insomma un lavoro davvero spigoloso che non prevede solo una “scrittura” ma anche una “lettura”. Irene infatti spiega che tutti i tweet vengono letti, molti commenti vengono ripresi anche se sono “sul filo dello scorretto” e che sul profilo lavorano come minino due persone, proprio per dividersi i compiti. Ma durante puntate in cui la trama si arricchisce di colpi di scena, o durante le puntate finali, anche dei reality, possono essere più di dieci.

Ma come si riesce a dare l’idea di essere “una mano sola” a fare tutto il lavoro? “È un lavoro di linguaggio: abbiamo delle linee guida, dei punti fermi, elementi su cui puntare per fare in modo che sembri una sola persona a interagire su Twitter. Può cambiare la mano ma più o meno la strategia viene portata avanti così la narrazione risulta omogenea”.

Insomma i social sono lo strumento più immediato per arrivare al pubblico, per scoprire ciò che ama, quello che apprezza o quello che al contrario non gli piace.

Dati che risultano molto importanti per il montaggio delle serie, ma anche per la scrittura di quelle successive. “Gli sceneggiatori lavorano in autonomia – racconta Irene – ma comunque ascoltano tutto quello che gli riportiamo. Può succedere che vengano fatti dei tagli e dei montaggi per migliorare il gradimento degli utenti”.

Un lavoro di concerto che ormai non può essere considerato secondario. “Non stare sui social è un errore grosso – afferma Irene -. La gente parla di te anche se non sei presente, lo può fare insieme a te o contro di te. Sui social si parla molto di televisione, è un po’ ingenuo pensare di poterci non stare. È una scelta obbligata ma anche ricchissima di possibilità: l’importante è sapere come muoversi”.

Azzurra Sichera

Chi mi conosce ha smesso di comprarmi pigiami e mi regala libri; detesto avere gli occhiali sempre sporchi; soffro di dipendenza da carboidrati; amo e odio la mia città, Palermo, così come non sopporto gli stereotipi sulla Sicilia e i siciliani; la prima cosa che faccio quando inizio un libro è leggere i ringraziamenti; amo le tazze e colleziono "L'apologia di Socrate" di Platone in tutte le lingue.

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Azzurra Sichera
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