Resta in carcere Pietro Sclafani, il cinquantenne palermitano che il 17 maggio ha investito e ucciso una donna di trent’anni e poi è fuggito. È accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso. Era stato arrestato poco dopo l’incidente. Il giudice ha rigettato la richiesta di domiciliari fatta dai legali, gli avvocati Ninni Reina e Marco Lo Giudice, sostenendo che a carico dell’indagato sussistono ancora il pericolo di fuga e i gravi indizi di colpevolezza.
L’incidente, costato la vita a Tania Valguarnera, una trentenne dipendente di un call center, è avvenuto in via Libertà. La donna stava attraversando la strada, quando è stata investita dal furgone guidato da Sclafani. È morta sul colpo.
Inizialmente la Procura, sulla base dei test fatti dalla Scientifica, ha sostenuto che Sclafani guidasse sotto effetto di sostanze stupefacenti. È stato lo stesso pm, successivamente, a chiedere una nuova consulenza dalla quale è emerso che l’arrestato era “pulito”. Anche l’ipotesi che Sclafani parlasse al cellulare, quando ha travolto la vittima, è venuta meno. L’accusa ha accertato che l’orologio della videocamera che ha ripreso l’incidente era indietro di oltre un’ora. Quindi l’automobilista, il cui cellulare è stato visionato e sequestrato, avrebbe chiuso l’ultima conversazione due minuti prima dell’impatto.
Contro la decisione del giudice monocratico di rigettare l’istanza di arresti domiciliari, domani, i legali presenteranno ricorso al tribunale della libertà. Secondo i difensori, essendo caduta l’aggravante della droga, i domiciliari sarebbero una misura cautelare sufficiente. I legali ritengono inoltre che Sclafani non avesse superato il limite di velocità e che le condizioni di visibilità fossero limitate, visto il maltempo. Non sussisterebbero, poi, secondo i penalisti, né il rischio di reiterazione del reato, trattandosi di un fatto colposo, né il pericolo di fuga.
Sclafani, infatti, nella loro ricostruzione dell’incidente, non sarebbe fuggito dopo avere travolto la donna, ma avrebbe accostato il furgone e sarebbe rimasto in via Libertà per dieci minuti anche dopo l’arrivo di tre volanti della polizia. Sarebbe stato lui, infine, a far chiamare il 118. Il processo è stato rinviato al 2 luglio, data in cui la difesa dovrà decidere se optare per un patteggiamento, per l’abbreviato o per il giudizio ordinario. Le scorse settimane i legali hanno chiesto di patteggiare la pena di 3 anni, ma la Procura non ha dato il consenso.