Ha confessato su facebook il suo disagio esistenziale e si è suicidato, a poche ore dalle elezioni comunali in cui era candidato consigliere a Vigevano. Federico Cerutti, 27 anni, si è impiccato sabato sera dopo aver scritto su Facebook un lungo messaggio d’addio che si apre con le ragioni del suo gesto (“Amore, sofferenza, depressione, solitudine”) e si chiude con: “Non ho più voglia di affrontare questa realtà. Non piangete, non ne vale la pena. Vi ho amato, anche se a modo mio”.
Amore, sofferenza, depressione, solitudine, amore, sofferenza, depressione, solitudine…la vita si ripete, è ciclica, è…
Posted by Federico Cerutti on Sabato 30 maggio 2015
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La riflessione compiuta da Federico prima di accomiatarsi dal mondo denota un'anima molto profonda e fragile. Personalmente mi ci sono ritrovato molto. E quella riflessione consente innanzitutto di sgomberare il campo da una convinzione errata, quella che la depressione appartenga soltanto a chi non ha un certo livello di cultura. Federico di cultura ne aveva molta. Quella del suicidio conseguente a un malessere è una realtà che purtroppo non si lega al tipo di cultura che si possiede, che non mette al riparo dalla fragilità. Esistono persone non particolarmente colte ma tutt'altro che fragili e persone coltissime (la storia ne è stata piena) che invece hanno avvertito il mal di vivere in modo lacerante. Il fatto è che più si è profondi d'animo e si cerca di confrontarsi con le cose importanti, più ci si scontra con la tremenda banalità a cui gran parte di questo mondo ha scelto di condannarsi. E' come quell'uccello che, sapendo volare più in alto degli altri, si ritrova solo e senza compagnia. Non condanno il gesto di Federico, come potrei e con quale diritto lo farei? A chi, come me e come Federico, sente molto la vita, mi sento solo di rivolgere il fraterno invito a cercare di resistere e di vivere come un'opportunità ogni giornata, anche a fronte di un mondo spesso incapace di ascoltare. Finchè avremo la consapevolezza di avere noi stessi e di essere in grado di dialogare costantemente con noi stessi, avremo un antidoto efficace alla voglia di farla finita (che mi accompagna, non lo nascondo, giorno per giorno). Ma cerchiamo di brandire la spada della vita contro una morte che ci tenta ma che non dovrà averci. Del resto lo stesso Federico si è detto consapevole che la sua era una resa. Lo saluto molto affettuosamente dovunque ora si trovi.
Federico è andato via
tra le spire velenose della sua malinconia
ma sempre lo vedrai con le braccia tese
in questa nebbiosa pianura pavese
a regalare un sorriso che la morte non spezza
demiurgo fedele e immortale di un fiume
chiamato carezza.