Il progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita. Questo, in sintesi, ha detto Papa Francesco ai partecipanti all’incontro promosso da “Scienza e Vita”, in occasione del decennale dell’associazione. In una società “segnata dalla logica negativa dello scarto – afferma il Papa – l’amore di Cristo ci spinge a farci servitori dei piccoli e degli anziani, di ogni uomo e ogni donna, per i quali va riconosciuto e tutelato il diritto primordiale alla vita”.
“La scienza sia veramente al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio della scienza” è dunque l’invito di Papa Francesco e ribadisce: “una società giusta riconosce come primario il diritto alla vita dal concepimento fino al suo termine naturale”. “Il grado di progresso di una civiltà – ha aggiunto – si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici”.
“È attentato alla vita la piaga dell’aborto. È attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia. È attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza. È attentato alla vita la morte per denutrizione. È attentato alla vita il terrorismo, la guerra, la violenza; ma anche l’eutanasia. Amare la vita è sempre prendersi cura dell’altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente”.
Papa Francesco invita quindi “a rilanciare una rinnovata cultura della vita, che sappia instaurare reti di fiducia e reciprocità e sappia offrire orizzonti di pace, di misericordia e di comunione”: “Non abbiate paura di intraprendere un dialogo fecondo con tutto il mondo della scienza, anche con coloro che, pur non professandosi credenti, restano aperti al mistero della vita umana”.