Pietro Sclafani, che il 17 maggio scorso aveva travolto e ucciso una ragazza di 29 anni, Tania Valguarnera, a Palermo nella centrale via Libertà, non era sotto effetto di droga. Lo ha stabilito una consulenza disposta dalla stessa Procura che, il giorno dell’incidente, aveva disposto l’arresto in flagranza del pirata della strada. I primi esami tossicologici avevano accertato la presenza di una serie di droghe – dagli oppiacei, all’ecstasy – nel sangue, ma non nelle urine. Cade, dunque, l’aggravante dell’uso di stupefacenti che i pm avevano inizialmente contestato a Sclafani, accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso. Ma dai primi accertamenti pare confermata la circostanza per cui il pirata era al telefono al momento dell’impatto.
L’esito degli esami disposti dalla Procura è stato confermato da quelli fatti fare dal difensore di Sclafani, l’avvocato Ninni Reina. “I risultati degli accertamenti (della Procura ndr) – si legge, inoltre, nella relazione del consulente della difesa – risultano del tutto privi della necessaria attendibilità scientifica e non sono utilizzabili in ambito forense”. Per il tecnico manca “l’esecuzione dell’analisi di conferma che deve essere obbligatoriamente eseguito in questa tipologia di indagine”.
“La presunta positività riscontrata nel sangue per alcune sostanze d’abuso – prosegue – non è assolutamente compatibile con la negatività dell’urina e testimonia ulteriormente l’inattendibilità dei risultati“. Per il consulente il tempo trascorso tra l’incidente e il test avrebbe dovuto comportare risultati fortemente positivi per l’urina e solo tracce per il sangue. Per Sclafani il giudice ha disposto il carcere. Il processo per direttissima è stato rinviato al 3 giugno.