I carabinieri del ROS e del comando provinciale di Catania hanno sequestrato i beni di Santo Massimino, uno degli arrestati nell’operazione antimafia Iblis del 2010 e condannato a 12 anni perché ritenuto fiancheggiatore della cosca Santapaola -Ercolano.
Sono stati apposti i “sigilli” a 6 aziende attive nel settore della edilizia e nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili, per un valore di quasi 26 milioni di euro.
Massimino, imprenditore edile, aveva messo la sua azienda a disposizione della cosca, in stretta connessione con l’allora rappresentante provinciale Vincenzo Aiello, partecipando alla distribuzione di lavori controllati direttamente o indirettamente dall’organizzazione criminale a cui versava anche delle somme di denaro e permettendo ad imprese mafiose o a disposizione di cosa nostra, partecipare alle attività economiche.
L’imprenditore, pur pagando la messa a posto ad Aiello per i lavori effettuati dalle sue imprese, sfruttava il legame che aveva con questo ultimo per accaparrarsi dei lavori, adoperandosi altresì fattivamente per mettere in contatto altri imprenditori con il boss.
Durante un summit avvenuto nella proprietà rurale del geologo – mafioso Giovanni Barbagallo, Aiello, parlando di attività imprenditoriali controllate dala famiglia catanese, faceva riferimento ad alcune difficoltà a cui stava andando incontro Massimino che secondo lo stesso capomafia, aveva ottenuto grazie alla sua intercessione l’appalto per la realizzazione di un parco commerciale vicino allo svincolo di Gravina di Catania.
Difficoltà legate alla presenza di un altro imprenditore vicino a una cosca rivale, quella di Vincenzo Basilotta. Secondo i carabinieri, l’intervento di Aiello in favore di Massimino andò a buon fine.
L’appoggio dato all’imprenditore sarebbe all’origine dello scontro tra Aiello e Angelo Santapaola, ucciso nel settembre del 2007; per quel delitto, Aiello ha ricevuto una condanna all’ergastolo.