Controffensiva dell’Isis in Siria nell’area di Palmyra. La popolazione è in fuga dopo l’ingresso dei miliziani dello Stato islamico nella antica città siriana. L’evacuazione degli abitanti da parte della Forze di difesa nazionale, fedeli al presidente Bashar al Assad, avviene dopo feroci scontri all’interno e intorno la città siriana, sede di reperti archeologici protetti dall’Unesco. Si temono danni irreparabili ai tesori storici situati nel sud-ovest della città. Centinaia di statue e manufatti custoditi nel museo di Palmyra sono stati trasferiti altrove, ma molti reperti non possono essere spostati.
L’offensiva era cominciata il 13 maggio e aveva visto i jihadisti entrare una prima volta in città sabato scorso, per poi essere cacciati il giorno dopo dalle forze siriane. Finora negli scontri hanno perso la vita oltre 350 persone e si registrano carenze di acqua e di energia elettrica.
Per l’Isis conquistare Palmyra è fondamentale per due motivi: da una parte per garantirsi il controllo di un’arteria stradale, necessaria a creare una “safe zone” con accesso al paese vicino e vitale per la libertà di movimento dei jihadisti, per i rifornimenti logistici tra le città sotto il suo controllo e per il commercio.
Il secondo è legato a una questione d’immagine. Damasco aveva annunciato a gran voce che l’esercito avrebbe cacciato l’Isis dalla città in pochissimo tempo. Se, invece, la situazione si dovesse ribaltare, il regime di Bashar al Assad perderebbe la faccia non solo in patria ma anche in ambito internazionale.