L’Istat fotografa un’Italia spaccata in due | Le città del sud “territori del disagio”

di Redazione

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L’Istat fotografa un’Italia spaccata in due | Le città del sud “territori del disagio”

| mercoledì 20 Maggio 2015 - 11:14

Ambiente, numero di abitanti, condizioni sociali, innovazione tecnologica e assistenza sanitaria. L’Italia è divisa in due, anzi, guardando i risultati della 23^ edizione del rapporto dell’Istat sulla Situazione del Paese, sembra di aver a che fare con due realtà completamente diverse: al Centronord il progredito e ricco Occidente dove tutti vogliono andare, e al Centrosud il Terzomondo privo di infrastrutture e servizi, da dove tutti vogliono fuggire.

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Le città del centro-nord sono quelle che hanno il maggior numero di abitanti: 18 milioni, aumentati del 5,8% in dieci anni. Il Rapporto 2015 dell’Istat colloca questi centri urbani in un primo gruppo di sistemi locali – su un totale di 7 – classificati sulla base della struttura demografica, della dinamica della popolazione e delle forme dell’insediamento residenziale. Sono città che evidenziano anche buone perfomance per l’uso di applicazioni smart, a vantaggio della qualità dell’ambiente e dei servizi ambientali, come i sistemi di infomobilità, i punti di ricarica per veicoli elettrici o le iniziative per un uso più efficiente dell’energia.

Le città del Mezzogiorno, invece sono ‘i territori del disagio‘. Definizione che  include realtà come la conurbazione napoletana, l’area urbana di Palermo e alcuni sistemi dell’hinterland di Bari (oltre 4,8 milioni di abitanti). Poi ‘gli altri centri urbani meridionali’, 4,7 milioni di abitanti, con una realtà caratterizzata da un mercato del lavoro con forti criticità e una complessiva staticità.

Realtà che stride e contrasta con ‘il cuore verde’, che definisce il raggruppamento del centro-nord (circa 10 milioni di residenti), dove coesistono le aree montane dell’arco alpino, i distretti turistici dell’Italia centrale e delle località costiere, le aree a forte connotazione storico-culturale e di produzioni agricole di qualità.

Esiste però “l’altro Sud” (6,8 milioni), che nel Mezzogiorno esprime forti potenzialità, localizzato in aree non caratterizzate da eccessiva edificazione, elevato pregio naturalistico e ricco patrimonio storico-culturale. Infine ‘il Mezzogiorno interno, raggruppamento che secondo l’Istat è composto da 140 sistemi localizzati lungo l’Appennino tra l’interno del Lazio e la Lucania, ma anche in Calabria, Sicilia interna e Sardegna centrale. Quest’ultima categoria include territori che si stanno spopolando da decenni, con una popolazione essenzialmente anziana e un mercato del lavoro asfittico.

È ancora grande la distanza che separa i grandi comuni del Mezzogiorno da quelli del centro-nord anche nel campo dell’innovazione tecnologica. Torino, Genova, Padova, Bologna e Firenze sono le grandi città con i migliori risultati(ma c’è anche la meridionale Catania), dell’innovazione eco-sociale (anche Napoli) e della trasparenza e partecipazione dei cittadini (compresa Messina). Nell’area della smart-mobility è sempre più diffusa l’offerta di infomobilità, con sistemi di pagamento elettronico della sosta (presenti in 41 città), applicazioni per dispositivi mobili (in 20), avvisi sul traffico vis sms (in 8 città), e l’acquisto di titoli di viaggio on-line (25).

Troppe differenze regionali anche nella sanità: complessivamente arriva a 9,5% la quota di persone costrette a rinunciare ad una prestazione sanitaria, percentuale che scende al 6,2% nel Nord-ovest e sale al 13,2% nel Mezzogiorno. Fanno eccezione alcune realtà della Puglia e della Sardegna.

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