La riforma della scuola targata Renzi è stata approvata a Montecitorio con 316 voti favorevoli. 137 i deputati contrari, un astenuto. “Sono emozionata e soddisfatta, molto soddisfatta”, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha commentato così a caldo l’ok arrivato dalla Camera. “È stato un passaggio parlamentare molto vissuto, con coinvolgimento da parte di tutti, con interventi appassionati, talvolta appassionanti. Anche le opposizioni hanno mostrato una carica emotiva molto forte”, ha aggiunto.
Momenti di tensione in Aula durante le dichiarazioni di voto. Il testo è stato osteggiato a lungo dalle opposizioni. “Fuori il Pd dalla scuola”: è la scritta che i deputati del Movimento 5 Stelle hanno composto con lettere enormi poste sui loro banchi a favore dei fotografi in tribuna dopo che Silvia Chimenti ha finito la dichiarazione di voto sul ddl Scuola.
E nell’Aula della Camera arriva anche una lavagna. Fabio Rampelli di Fdi ne ha esposta una, grande come un iPad, con la scritta ‘bocciato!’, chiaramente riferita al presidente del Consiglio Matteo Renzi. La presidente Laura Boldrini ha chiesto ai commessi di rimuoverla immediatamente.
Anche i parlamentari “dissidenti” del Pd hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti del testo: una lettera, firmata da una cinquantina di deputati di Area Riformista, è stata promossa da Roberto Speranza e Gianni Cuperlo per chiedere ai senatori Dem “l’impegno del Senato per portare a ulteriori e necessari cambiamenti” alla riforma della scuola che già alla Camera, sostengono i promotori, ha risolto alcuni “punti critici”.
> I NODI PRINCIPALI DELLA LEGGE
In piazza a Montecitorio molta è stata la delusione delle centinaia di manifestanti, insegnanti e studenti, che da giorni protestano davanti alla Camera contro un provvedimento che non condividono. “Con il voto di oggi non si chiude la battaglia, ma continua”, ha detto Susanna Camusso, leader della Cgil. “Si dice – continua Camusso – che ci vorrebbe davvero una buona riforma della scuola. Questa non lo è, è legata a una logica emergenziale e non a un progetto sul valore dell’istruzione nel nostro paese, di coesione sociale e di uguaglianza che la scuola deve avere. La piega invece a un’idea di efficientismo”.