Calcio, danaro e scommesse: dal 1980 al 2015 poco è cambiato. Tutto cominciò con l’esposto di Trinca e Cruciani un oste e un grossista di frutta, che 35 anni fa mandò in carcere gente del calibro di Manfredonia e Giordano della Lazio, portati via in manette dallo stadio di Pescara, Della Martira e Zecchini del Perugia, Albertosi e Morini del Milan e l’allora presidente dei rossoneri, Felice Colombo. Furono tutti assolti dalla giustizia ordinaria.
In ambito sportivo, però, gli effetti furono dirompenti. Basti pensare a Paolo Rossi che riuscì a tornare in campo appena in tempo per diventare l’eroe dei Mondiali di Spagna ’82 accettando la proposta di “riabilitazione” calcistica della Juve. Quattro anni dopo l’impresa degli azzurri di Bearzot, infuriò un altro caso di calcioscommesse.
Claudio Vinazzani della Lazio venne squalificato per cinque anni e poi radiato dalla giustizia sportiva. Anche il club biancoceleste venne condato, 9 punti di penalizzazione per responsabilità oggettiva che però non impedirono ai capitolini di salvarsi dalla retrocessione in serie C. Nel 2001 fu la volta di Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia, mentre tre anni più tardi furono Modena, Sampdoria, Siena, Chievo e Stefano Bettarini a finire nell’occhio del ciclone.
Infine le indagini della Procura di Cremona che hanno travolto personaggi come Stefano Mauri e Beppe Signori. Nei giorni scorsi la svolta con le confessioni di Hristiyan Ilievski, capo del gruppo degli ‘Zingari’ che corrompeva giocatori di serie A e B. Dai dilettanti alla Serie A passando anche per la Coppa Italia, il calcio tricolore conferma di non essere guarito dai suoi mali.