Dieci soldati siriani sono stati decapitati dall’Isis che li aveva catturati nella sua avanzata verso Palmyra, dove si teme possano distruggere le rovine dell’antica città come già è accaduto in altri siti archeologici in Iraq. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).
Altri 16 soldati siriani sono stati uccisi nei combattimenti, che si svolgono tra la stessa Palmyra, città simbolo dell’est della Siria, e la cittadina di Sukhna, a 30 chilometri, per il controllo della strada strategica che conduce verso Dayr az Zor.
Secondo l’Ondus, i jihadisti hanno colpito con mortai la città nuova di Palmyra, situata a pochi chilometri dalle rovine. Qualche decina di chilometri a Nord di Palmira sono situati i pozzi di gas naturale di Shaer, a suo tempo conquistati dall’Isis e poi riconquistati dalle forze lealiste, ma per il cui controllo si combatte ancora.
Palmyra è molto importante sotto il profilo strategico ed è per questo motivo che i governativi combattono strenuamente per non lasciarla nelle mani dei miliziani. A cui fanno gola soprattutto le riserve di materiale bellico e le scorte energetiche, una risorsa economica che conquistare assolutamente. Perdere il polo di Palmyra significherebbe per il regime, oltre che l’ennesima sconfitta, avere ripercussioni pesantissime sul piano economico.