Flash mob notturno della Rete degli studenti medi contro le prove di valutazione Invalsi. Il portavoce Alberto Irone ha dichiarato: “Ancora una volta ribadiamo che non è attraverso una prova a crocette che si testa l’efficacia educativa della scuola pubblica sui ragazzi, il ruolo della scuola va molto oltre alla mera acquisizione di nozioni. Inoltre ogni anno vediamo come a causa di queste prove in molte scuole si blocchi completamente la didattica per fare una preparazione finalizzata esclusivamente alle Invalsi falsando già di per sé i risultati“.
“Oggi verranno somministrate, come ogni anno, le prove Invalsi alle classi delle scuole superiori – si legge in una nota – dei test a crocette finalizzate a vedere i risultati di apprendimento in diverse materie degli studenti italiani. Come ogni anno saremo davanti alle nostre scuole per dire ancora una volta che gli studenti e i loro traguardi non possono essere misurati con delle crocette”.
“Questa notte – dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete – abbiamo fatto un flash mob al Miur per portare all’attenzione pubblica la questione dei test Invalsi: ancora una volta ribadiamo che non è attraverso una prova a crocette che si testa l’efficacia eductiva della scuola pubblica sui ragazzi, il ruolo della scuola va molto oltre alla mera acquisizione di nozioni. Inoltre ogni anno vediamo come a causa di queste prove in molte scuole si blocchi completamente la didattica per fare una preparazione finalizzata esclusivamente alle Invalsi, falsando già di per sè i risultati”.
Tante le manifestazioni anche nelle scuole in cui i ragazzi, con il volto coperto da maschere, si sono schierati contro queste prove.
“Noi crediamo che la valutazione del sistema scolastico nella sua interezza sia una parte fondamentale per la scuola – conclude Irone – e per il suo miglioramento, ma gli strumenti oggi utilizzati per fare ciò sono assolutamente sbagliati. Il metodo del test a crocette non è assolutamente adeguato a dare uno spaccato completo riguardo le capacità degli studenti e nemmeno il questionario sulla condizione sociale di partenza è adeguato. Il processo di valutazione della scuola deve essere un processo che integri come parte attiva gli studenti e chiunque viva l’ambiente scolastico quotidianamente. Noi non siamo numeri e non possono valutarci con delle crocette, una scuola buona per davvero si fa anche con la valutazione degli studenti!”