La Commissione europea potrebbe aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia alla luce della sentenza della Consulta sulle pensioni. “Alla luce delle nuove informazioni”, scrive in una nota la Commissione, potrebbe essere necessario aprire “un rapporto sul debito”. Nel frattempo, le decisioni prese a gennaio dall’Ue, che promuovevano la situazione finanziaria italiana “restano valide” in attesa “di altri chiarimenti”.
Il rapporto, definito 126.3, è quello che viene preparato per tutti i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% e che quindi non rispettano la regola del debito. Può essere preparato fino a quattro volte all’anno, cioè in occasione delle previsioni economiche della Commissione Ue. Il documento esamina la dinamica del debito in base agli obiettivi di finanza pubblica e alle stime elaborate dai tecnici di Bruxelles: in base ad esso i tecnici raccomandano al collegio dei commissari l’apertura o meno della procedura per debito eccessivo.
Nonostante il nostro Paese fosse al di fuori dei parametri stabiliti, l’Italia si era già salvata in extremis nel febbraio scorso dalla procedura d’infrazione grazie alla flessibilità consentita dall’Unione Europea. In quell’occasione, l’Ue aveva considerato come “fattori rilevantì” le riforme avviate dal Governo italiano e le condizioni dell’economia, peraltro ritenute “molto cattive” con un output gap tra -3% e -4%.
Sarà a questo punto decisivo, dopo la sentenza della Consulta, conoscere esattamente l’impatto della sentenza sulle pensioni sui bilanci nel 2016. Una stima che ancora non è stata preparata e che potrebbe preparare “in una fase successiva” l’apertura di un nuovo rapporto sul debito nei confronti dell’Italia.