I carabinieri hanno sequestrato i beni al boss catanese Vincenzo Ercolano, figlio di Giuseppe e fratello dell’ergastolano Aldo, tratto in arresto nell’ambito dell’indagine Caronte lo scorso 20 novembre.
Il valore dei beni sequestrati, che comprendono 6 imprese e relativi beni strumentali, è stato quantificato in circa 23 milioni di euro.
Vincenzo Ercolano è ritenuto particolarmente attivo nel settore della logistica, dei trasporti di merci su gomma, dove attraverso pressioni sui clienti e soprattutto sulla concorrenza, aveva di fatto monopolizzato il mercato. Aveva creato alleanze con le famiglie mafiose palermitane e agrigentine e, per sviare le indagini, aveva creato nuove società in cui aveva fatto confluire gli affari di quelle sequestrate al padre, Giuseppe Ercolano.
L’evoluzione delle strategie e la capacità della mafia di cogliere ogni opportunità di guadagno sono dimostrare dal fatto che le società controllate da Ercolano si erano attivate per sfruttare gli ecobonus per aumentare i guadagni.
In questo contesto veniva inquadrata anche l’operazione compiuta da cosa Nostra catanese, attraverso la Servizi Autostrade del Mare, società in cui avevano interessi lo stesso Ercolano e Vincenzo Aiello, che aveva stipulato con la società Amadeus S.p.A. riconducibile a Amedeo Matacena un contratto di affitto di tre navi, per un costo di 120.000 euro al mese, da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria. L’attività di traghettamento si protrasse per circa 90 giorni tra gli anni 2005 e 2006, fino a quando si interruppe improvvisamente la navigazione con consistenti danni per la Servizi Autostrade del Mare.