Trent’anni di reclusione sono stati inflitti dalla Corte d’Assise d’Appello di Catania a Salvatore Capone, il sottufficiale dell’Aeronautica Militare che il 12 novembre del 2009 uccise la moglie Maria Rita Russo di 31 anni.
L’omicidio è avvenuto a Giarre, in provincia di Catania, al termine di una lite familiare: Capone appiccò il fuoco alla moglie dopo averla cosparsa di liquido infiammabile e ferì i loro due figli gemelli di appena tre anni, un maschio e una femmina. La donna morì dieci giorni dopo nel centro Grandi ustionati dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Il giudizio è arrivato dopo la decisione della Cassazione che aveva annullato con rinvio la sentenza di condanna contro il militare relativamente alla ritenuta aggravante della premeditazione, che oggi invece è stata riconosciuta. In primo grado, con il rito abbreviato, l’imputato era stato condannato all’ergastolo per omicidio aggravato dalla premeditazione e duplice tentato omicidio dei due figli. In appello nel febbraio del 2013 gli erano stati inflitti 30 anni, in quanto era stata ritenuta insussistente la desistenza volontaria del tentativo di omicidio dei bambini. La difesa aveva proposto ricorso per Cassazione.