L’Italia ha una nuova legge elettorale. L’Italicum è stato approvato dalla Camera dei deputati con 334 voti favorevoli e 61 voti contrari. Le opposizioni al momento del voto non erano in Aula in segno di protesta. Diversi esponenti della minoranza Pd hanno votato ancora no.
Entrata in vigore dal luglio 2016; premio di maggioranza alla lista che supera il 40% dei voti o ballottaggio tra i due partiti più votati se nessuno supera quella soglia; sbarramento al 3% e capilista bloccati. ecco alcuni dei punti fondamentali della nuova legge elettorale italiana.
> COSA PREVEDE L’ITALICUM /LA SCHEDA
Il premier Matteo Renzi non ha aspettato per esultare del risultato raggiunto:
Anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha festeggiato il voto della Camera dei deputati: “Missione compiuta. Il governo ha mantenuto l’impegno. Abbiamo promesso, abbiamo mantenuto”.
Il primo ad annunciare che il proprio partito non avrebbe partecipato alla votazione finale era stato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia che ha deciso appunto di “non partecipare a questa infausta giornata per la democrazia italiana e per la democrazia parlamentare”. Brunetta ha definito questa giornata “una violenza che Renzi e il suo governo, la sua maggioranza, infliggono al Parlamento e all’intero paese”.
M5S, FI, Sel, Lega e FdI sono usciti in Transatlantico, durante la dichiarazione di voto del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. “Non stiamo qui a schiacciare il pulsante rosso. Siamo obbligati a uscire dal voto segreto. Così vedremo come se la cava il presidente del Consiglio con i numeri”, aveva detto il grillino Danilo Toninelli annunciando che il suo gruppo avrebbe lasciato l’Aula al momento del voto finale sulla legge elettorale.
Anche nel Pd sono state molte le tensioni. “Il dissenso è stato abbastanza ampio – ha detto Pier Luigi Bersani, tra i big dei riformisti Dem. – Ora cosa fatta capo ha… ma il dato politico sia sull’approvazione della legge sia sulle dimensioni del dissenso è non poco rilevante”. Toni di delusione su Twitter anche da parte dell’ex capogruppo del Partito democratico, Roberto Speranza: