La Juve trionfa ancora. Per la trentunesima volta nella propria storia e per il quarto anno consecutivo, il club bianconero si laurea campione d’Italia. Sarebbe bastato anche un pari a Marassi contro la Samp, ma l’1-0 firmato Vidal (32′) ha consentito di chiudere in bellezza la pratica scudetto con 4 giornate d’anticipo.
Un risultato brillante, anche migliore di quello conseguito l’anno scorso dalla Juventus targata Conte che poté accontentarsi del passo falso della Roma in casa del Catania a due giornate dal termine. All’Hotel Air Palace di Leinì fu festa grande, anche senza giocare.
Eppure ad inizio anno in pochi ci speravano, o per meglio dire, ci credevano. L’avvicendamento sulla panchina tra Conte, juventino doc e uomo del rilancio, e Allegri convinceva poco. Per tante ragioni.
“Juve, stai zitta. Paghiamo ancora Calciopoli”. Allegri allora guidava il Milan. L’idea di un suo passaggio a Torino era solo fantascienza. Ma i tifosi non dimenticano. E allora tutti a dare addosso a Marotta (“cervellotico”) e Agnelli (“incompetente”). Sostituire un vincente come Conte con un “perdente”, perchè?
A Marassi, senza tifosi al seguito , Max ha dato la sua risposta più bella. 79 punti, 24 partite vinte, 7 pareggiate e 3 perse grazie a 64 gol fatti e 19 subiti con ancora 4 partite da giocare. E martedì c’è la semifinale di Champions contro il Real, forse l’impresa più significativa del tecnico livornese. E c’è anche una semifinale di Coppa Italia da giocare, in ballo c’è la “decima” coppa nazionale della storia del club.
Trentatré o trentuno. Inutile nasconderlo, i due scudetti revocati nel post Calciopoli, tutto il mondo Juve li sente propri. Lo Stadium lo ricorda con una gigantografia posta all’esterno dell’impianto, con buona pace della Figc e del resto della Serie A, per l’ennesimo anno costretta a guardare dal basso.
Chiedere alla Roma, come sempre protagonista di una partenza a razzo e poi crollata sotto i colpi delle proprie paure e delle innegabili inadeguatezze tecnico-societarie. Per i giallorossi finale di stagione amarissimo, con l’insidia Lazio nella lotta al secondo posto.
L’anti-Juve, sul campo, non esiste. Quanto meno in Italia. In Europa ovviamente la musica cambia. Ed è qui che Allegri è chiamato all’impresa, perché se in campionato manca la concorrenza, in Champions il livello si alza enormemente.
Da Buffon a Tevez (prossimo all’addio a fine stagione), da Pirlo a Vidal passando per l’immenso talento di Pogba, il grande cuore di Chiellini e la “sorprendente” bravura di Allegri. Lo scudetto è tutto loro. Con la speranza che, per dirla come Buffon, tutto questo diventi una “dolce abitudine”. Per il mondo Juve, s’intende.
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