Via libera della Camera alla terza fiducia posta dal governo sull’Italicum. I sì sono stati 342, i no 15, un astenuto. Assenti le opposizioni.
Il governo aveva incassato anche la seconda fiducia sull’Italicum dopo il primo round vinto ieri. Nel primo pomeriggio ci sarà il voto sulla terza mentre il voto finale è previsto per la prossima settimana. I sì sono stati 350, i no 193, uno solo astenuto.
Favorevoli 350, contrari 193. La Camera approva la questione di #fiducia sull’art. 2 della #LeggeElettorale #OpenCamera #Italicum
— Camera dei deputati (@Montecitorio) 30 Aprile 2015
Il voto finale sull’Italicum sarà lunedì in serata: è quanto si apprende da fonti parlamentari di maggioranza. Dopo la seconda fiducia, i lavori oggi saranno sospesi per riprendere lunedì mattina alle 12, con 11 ore di dibattito continuo. Il gruppo del Pd ha mandato una comunicazione ai suoi iscritti per obbligarli a essere presenti.
Ancora due fiducie sull’Italicum oggi alla Camera dei deputati, quindi, dopo il primo voto di ieri segnato da una robusta maggioranza che ha detto sì al governo ma anche dalle proteste dell’opposizione e, soprattutto, dalle divisioni nel Pd. Il premier Matteo Renzi ha ringraziato i deputati che hanno votato la fiducia e sottolineato che “la strada è ancora lunga ma questa è la volta buona”.
“Non è facile non votare la fiducia. Non lo è stato per nessuno di noi. Ma la fiducia è stata una violenza. Una forzatura gratuita”. A parlare è Roberto Speranza, ex capogruppo del Pd alla Camera, uno dei 38 “dissidenti” del Pd che ieri non ha votato la prima fiducia sull’articolo 1 della legge elettorale.
La principale conseguenza che la tripla fiducia lascia sul campo riguarda la vita del Partito democratico. Ieri la minoranza interna si è spaccata e oggi quello schema sarà ripetuto, ma per i deputati della sinistra Pd si apre la questione di cosa fare dopo il no alla fiducia. Prima di tutto c’è la posizione da prendere sul voto finale al provvedimento, in programma la prossima settimana. Poi, più importante, l’opposizione interna a Renzi dovrà decidere se e come dare battaglia al Senato, dove si riapre il capitolo delle riforme istituzionali.
“Renzi ha sbagliato – prosegue Speranza in un’intervista su Repubblica – e penso che adesso sia necessaria una riflessione. Trentotto sono un’enormità. Trentotto deputati che decidono di non votare la fiducia a un governo che pure sostengono sono un numero altissimo. Fra loro ci sono ex premier ed ex segretari. Hanno un peso politico. Sono un tratto importante del cammino del Pd. Di fronte a questi nomi, me lo lasci dire: non è più un problema di numeri”.
Ancora più duro, e sconfortato, Gianni Cuperlo. “Questa per me è una giornata né semplice né serena. Ho sempre avuto con il partito un rapporto di un certo tipo. Mi sento parte di una comunità. Ma questo è uno strappo incomprensibile anche alla luce di come erano andate le prime votazioni con il voto segreto”.