Area, il gruppo che rappresenta le toghe di sinistra, segue con “preoccupata attenzione” l’iter dell’Italicum a Montecitorio e segnala il “pericolo consistente che attraverso una legge ordinaria si modifichi la forma di Governo”; un’operazione che “allarma” specialmente perché non sono previsti “adeguati contrappesi istituzionali”. Se poi venisse approvata la riforma del Senato, il rischio è ridurre a “espressione della maggioranza politica del momento” organi costituzionali, come Capo dello Stato, Consulta e Csm.
A colpire negativamente Area è innanzitutto la scelta di approvare la legge elettorale “prima che sia definito l’assetto delle riforme costituzionali che sono contemporaneamente in corso di approvazione”. Una scelta che provocherebbe “effetti paradossali se la riforma del Senato non fosse approvata: perché si avrebbe un sistema di perdurante bicameralismo perfetto, in cui i due rami del Parlamento verrebbero eletti con sistemi diversi”.
A preoccupare le toghe di sinistra sono anche “i possibili effetti distorsivi” creati dall’attribuzione del premio di maggioranza, o dal divieto di apparentamento delle liste in fase di ballottaggio, o ancora dalla previsione di soglie di sbarramento per i partiti minori. Perchè “in un’epoca di crescente astensionismo elettorale, esiste infatti il rischio concreto che la più forte delle minoranze divenga maggioranza. Ebbene, se la riforma del Senato fosse approvata, tale minoranza – avverte Area- eleggerebbe ( praticamente da sola ) il Presidente della Repubblica, i membri laici del CSM, un terzo dei giudici costituzionali”.
È alla luce di tutto questo che il gruppo, in cui si riconoscono Magistratura democratica e il Movimento per la giustizia, auspica che “l’intervento del legislatore in materie così delicate per gli equilibri costituzionali sia condotto con la necessaria cautela e con il maggior coinvolgimento possibile, così che tutti i cittadini, senza distinzione di razza, sesso, lingua e religione, possano riconoscersi nelle Istituzioni che li rappresentano”.