“I nostri servizi, per quanto ci è stato riferito, hanno operato nel migliore dei modi per riportare a casa Giovanni Lo Porto. Gli Stati Uniti devono spiegare ancora molte cose”. Lo ha detto il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, al termine dell’audizione del sottosegretario con delega ai servizi, Marco Minniti, dedicata alla vicenda del cooperante italiano ucciso ucciso durante un raid americano in Pakistan. L’obiettivo del Governo, ha aggiunto, “è riportare a casa il corpo di Lo Porto”.
Minniti, ha spiegato Stucchi, “ha comunicato le varie fasi del sequestro, dando informazioni classificate. Sarà il Governo a decidere se può renderle pubbliche, tenendo però conto che si tratta anche della collaborazione con altre agenzie di intelligence”.
Il presidente del Copasir non si è espresso sull’interrogativo se i servizi italiani avessero avvertito quelli americani della presenza di Giovanni Lo Porto nell’area in cui facevano operazioni con i droni, sottolineando comunque che “c’è uno scambio costante di informazioni tra le agenzie”. Quanto a come si è avuta la certezza che l’uomo ucciso dal raid Usa fosse proprio il cooperante siciliano, Stucchi ha riferito che “sono state seguite le procedure previste dalle norme in questi casi”. Infine Minniti ha confermato, secondo quanto riportato da Stucchi, che “non c’erano certezze che il cadavere fosse quello di Lo Porto quando Renzi è andato in visita da Obama qualche giorno fa e non sarebbe stato serio fare questo tipo di comunicazione se mancava la certezza”. Smentite le notizie pubblicate dal New York Times.