Massimo Bossetti è stato rinviato a giudizio. Il carpentiere di 44 anni accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, andrà dunque a processo davanti alla corte di Assise di Bergamo. La decisione è arrivata da parte del gup di Ciro Iacomino, che ha fissato per il 3 luglio la prima udienza. Respinte tutte le istanze presentate dalla difesa.
I difensori di Bossetti avevano chiesta la nullità per il capo di imputazione in quanto questo avrebbe presentato un doppio luogo di commissione del delitto: Brembate di Sopra e Chignolo D’Isola. La richiesta è stata avanzata al tribunale a Bergamo durante l’udienza preliminare nei confronti del muratore di Mapello, arrestato il 16 giugno scorso. Il gup aveva però già respinto la richiesta di ripetizione dell’esame del Dna con la formula dell’incidente probatorio.
I legali, inoltre, avevano chiesto la nullità o l’ inutilizzabilità degli accertamenti biologici compiuti dal Ris in quanto realizzati con lo strumento della delega di indagine e non, invece, con l’avviso alle parti. Quest’ultima questione era già stata respinta dai giudici del tribunale del Riesame ma la Cassazione, sul punto, non ha ancora depositato le sue motivazioni. Il secondo piano del tribunale di Bergamo è stato “blindato” per evitare un eccessivo clamore mediatico. Anche per questo motivo il padre e la madre di Yara non hanno partecipato all’udienza ma hanno fatto sapere, attraverso il loro legale, Enrico Belillo, che si costituiranno parte civile così come la sorella, diventata maggiorenne, della tredicenne uccisa. Presente invece Massimo Bossetti nei confronti del quale il pm Letizia Ruggeri insisterà per il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio aggravato e calunnia, quest’ultima ai danni di un collega di Bossetti sul quale il muratore avrebbe cercato di indirizzare le indagini. Il muratore ha fatto alcune dichiarazioni spontanee ribadendo la sua estraneità all’omicidio e a tutti i fatti che gli vengono contestati.
L’Unione Camere Penali, con il proprio Osservatorio Media e Processo è intervenuta per stigmatizzare “la messa in onda, dopo lungo tempo dai fatti, ma (non a caso) pochi giorni prima della celebrazione dell’udienza preliminare, delle crude immagini dell’arresto del cittadino Massimo Bossetti, presunto innocente fino a sentenza definitiva, non è che la ennesima dimostrazione del degrado di buona parte della informazione giudiziaria italiana”. Per l’Ucpi “la gogna dell’uomo inginocchiato, impaurito, le frasi smozzicate diffuse in forma di colonna sonora, superano e prevaricano evidentemente la dignità dell’uomo, l’inutilizzabilità processuale dei contenuti, la verginità cognitiva del giudice, e si fanno beffe di ogni legge che vieta – come abbiamo più volte inutilmente ricordato e denunciato – la diffusione delle immagini di uomini in vincoli”.