Un gruppo di scienziati cinesi sfidano la comunità scientifica internazionali e le regole della bioetica e ha modificato, per la prima volta al mondo, alcune porzioni del genoma umano con l’intento di testare possibili sviluppi in ambito di ricerca clinica.
Facendo ricorso ad una modernissima tecnica denominata CRISPR/Cas9 (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) gli scienziati sono riusciti ad editare ed eliminare alcune porzioni del Dna umano in un gruppo di embrioni, con l’intento di dare vita ai primi esseri di una nuova specie in grado di risultare completamente immuni di fronte allo sviluppo di alcune patologie rare che trovano proprio nella componente genetica la loro principale causa di sviluppo.
I ricercatori cinesi hanno eliminato quelle parti di Dna potenzialmente a rischio e hanno dato vita ad un nuovo patrimonio genetico privo delle caratteristiche ereditarie legate alle patologie in questione, di modo che i nascituri risultino impossibilitate a contrarle nel corso della loro esistenza.
La tecnica è stata impiegata su 86 embrioni e, a seguito della sostituzione del Dna “difettoso” con altrettante porzioni “sane”, 71 di essi sono sopravvissuti all’esperimento e 28 hanno dato l’esito sperato, risultando immuni di fronte alla patologia che si intendeva debellare, in questo caso la talassemia (patologia ereditaria connessa con l’anemia.).
L’esperimento ha provocato profondi interrogativi etici. La tecnica è vietata in 15 nazioni a causa di motivazioni di natura etica e dello sviluppo di conseguenze ancora incontrollate. Le riviste Nature e Science hanno rifiutato di pubblicarlo e biologi occidentali hanno chiesto una pausa di riflessione su questo tipo di ricerche per delimitarne i limiti morali.
Anche in Cina, il biologo Zhao Shimin, pur non mettendo in dubbio la correttezza etica della ricerca, ha affermato che questi esperimenti che devono essere strettamente tenuti dentro i laboratori. “Un uso massiccio e incontrollato dell’editing del DNA – ha detto – potrebbe portare all’estinzione della razza umana”.