Del figlio Giovanni, ucciso in un raid Usa contro Al Qaida nel gennaio scorso tra Afghanistan e Pakistan, gli sono rimasti “soltanto una foto di quando era piccolo, un ritaglio di giornale e l’ultima lettera che mi ha scritto quattro anni fa: papà, non ti preoccupare. Va tutto bene”. Questo è quello che racconta Vito Lo Porto, padre del cooperante italiano rapito nel 2012 e morto nel raid, a Quotidiano nazionale (La Nazione, Il Giorno, Il resto del Carlino).
Il padre di Giovanni Lo Porto vive a Pistoia: “Il Pakistan era il suo grande amore. Amava tutto di quel Paese e ora noi non avremo nemmeno un corpo su cui piangere”. “L’ultima volta che ho visto Giovanni è stato quattro anni fa. È venuto a trovarmi senza avvisarmi perché voleva farmi una sorpresa. Obama si è scusato, ma lui è morto. Non riesco a comprendere perché si è atteso quattro mesi prima di dare la notizia. E come fanno a essere sicuri che sia lui?”, aggiunge.
Intanto, in via Pecori Giraldi, a Palermo, davanti al palazzo alla periferia della città dove vive la madre di Giovanni Lo Porto, gli amici di famiglia, che vanno e vengono dalla casa di Giusi Felice, hanno gli occhi lucidi e poca voglia di parlare. In casa a dare conforto alla madre del giovane cooperante rapito nel 2012 e rimasto ucciso in un raid americano tra il Pakistan e l’Afghanistan ci sono gli altri due fratelli Nino e Giuseppe. In mattinata dovrebbero arrivare uno degli altri due figli della donna che vive a Pistoia. “L’ultima volta che ho visto Giovanni è stato cinque anni fa – dice un amico dei Lo Porto con gli occhi lucidi – era persona umile e sincera”.