La Direzione investigativa antimafia di Agrigento ha concluso un’indagine che ha portato al sequestro e alla confisca di beni per un valore complessivo di oltre un milione e mezzo di euro, riconducibili a cinque esponenti mafiosi, tutti attualmente detenuti.
In particolare a Giuseppe Falsone, 44enne di Campobello di Licata, già capo di Cosa nostra agrigentina ed ex latitante tra i trenta più pericolosi, catturato a Marsiglia nel 2010, è stata confiscata un’impresa a Campobello di Licata per la coltivazione di cereali e allevamento del valore di 35.000 euro.
Tredici terreni, 3 fabbricati e 4 conti, per complessivi 870.000, sono stati sequestrati a Simone Capizzi, 71enne, e al figlio Giuseppe, 48enne, elementi di spicco del clan di Ribera, il primo condannato all’ergastolo per l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli del 4 aprile 1992 ad Agrigento; il secondo tratto in arresto nel luglio 2006 e attualmente detenuto a seguito di sentenza definitiva che lo ha condannato a otto anni di reclusione.
Poi Damiano Marrella, 67enne, esponente della cosca di Montallegro, cui sono stati sequestrati un immobile, fondi d’investimento e altri rapporti bancari per 300.000 euro. A Pasquale Alaimo, 45enne appartenente al clan di Favara, condannato a 13 anni, sono stati confiscati immobili, automezzi, polizze assicurative, libretti di deposito, fondi comuni d’investimento, un conto corrente bancario per 270.000 euro.
I provvedimenti sono stati emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale, sulla base delle indagini economico-patrimoniali effettuate dalla Dia su delega del procuratore aggiunto Bernardo Petralia.