Nessuna nostalgia del calcio italiano, nessuna voglia di tornare. Carlo Ancelotti vuole ancora e vincere e sorprendere, all’estero possibilmente: “Di vincere non ci si stanca mai – confessa l’allenatore emiliano ai microfoni di ‘Radio Anch’io Sport’ in onda su RadioUno – Certo, non si può vincere sempre ma le sconfitte ti aiutano a crescere. Io cerco di avere un bel rapporto coi giocatori, alla fine la chiave di un successo è la relazione che instauri con loro”.
Al Real ha vinto tanto, anche se ultimamente i risultati stentano un po’. E martedì c’è il derby di Madrid con l’Atletico: “Non sono preoccupato, bisogna trovare le soluzioni a queste assenze. Soprattutto dobbiamo valutare oggi Bale e le sue condizioni, dopo di che decideremo – prosegue – Rimane una partita importante che giochiamo in casa, con tutto l’ottimismo possibile”.
“L’Atletico ha il suo stile e non cambia casa-fuori ma giocare al ‘Bernabeu’ ci può dare una mano. Le critiche? Abbiamo avuto una flessione a febbraio legata agli infortuni, ma ora la squadra sta bene e si è ripresa – spiega Ancelotti – stiamo lottando per il campionato e speriamo di essere competitivi fino alla fine in Champions. Le critiche nelle grandi squadre sono normali, non sono una novità”.
Non solo i valori in campo, anche quelli sugli spalti tengono lontano il calcio italiano da quello europeo: “Qua la contestazione si limita solo ai fischi nello stadio, gli ultras e gli striscioni non esistono più, il Real ha lavorato molto negli ultimi due anni per eliminare le frange più violente del tifo e lo ha fatto. La situazione in Italia è molto triste, sarebbe ora di tagliare un po’. Non se ne può più che i giocatori siano ostaggi di tifosi senza cervello”.
Tornare? “Il calcio italiano è sempre molto competitivo, la differenza è l’ambiente, gli stadi che sono piu vuoti rispetto ad altri Paesi, la violenza che si nota più in Italia che da altre parti. Ma non è questo che mi fa stare lontano, quanto il piacere di vivere avventure all’estero, conoscere altre culture sportive – spiega l’ex tecnico del Milan – Prima di lasciare l’Italia ci ho pensato parecchio, non era facile, ma all’estero mi sono trovato molto bene”.
“In Inghilterra, in Francia, in Spagna sono stato alla grande. In Italia non rientrerei. L’esperienza che sto vivendo all’estero è molto soddisfacente – dichiara Ancelotti – Un giorno mi passerà questa passione che mi porta avanti e penserò di smettere. Ma andare fuori dall’Europa no e per adesso mi piacerebbe continuare col Real”.
La Liga com’è? “Il calcio spagnolo offre uno spettacolo molto interessante, oltre a noi e al Barcellona giocano bene anche Valencia, Siviglia, è una Liga molto bella, anche le piccole squadre come il Rayo giocano un calcio spettacolare, tutte le partite sono divertenti”. E se chiamasse la Nazionale? “Sarà un pensiero futuro, oggi mi limita il piacere di voler allenare tutti i giorni, di stare tutti i giorni sul campo e poi adesso la nazionale italiana è in ottime mani”.
In corsa per la Champions c’è anche la Juve, un avversario da evitare per Carletto: “Meglio affrontarla in semifinale o in finale? Sarebbe difficile comunque, se è lì significa che è competitiva. Aspettiamo e vediamo, ha fatto un buon risultato all’andata e può arrivare fra le prime quattro in Europa. Allegri? Vero è che la squadra di Conte era collaudata, ma arrivare in una squadra e in un ambiente nuovo e riuscire a fare quello che ha fatto è un grandissimo merito”.
Infine una battuta sul suo Milan e sul suo ex presidente, Silvio Berlusconi: “Il fatto di cedere o meno la società credo sia legato a un aspetto economico e finanziario, ma Berlusconi rimarrà per sempre legato al Milan e se dovesse cedere la società, rimarrà tifoso come lo è sempre stato – continua Ancelotti – Inzaghi? Filippo fa parte della storia del Milan, il Milan ha preso un rischio perché ha scelto un allenatore senza esperienza ma l’esperienza non ce l’ha nessuno quando inizia”.
“È stata una scelta giusta ed è stato giusto per Pippo accettare, pur sapendo delle difficoltà che avrebbe incontrato. Spero che il Milan continui con Inzaghi, a poco a poco, piano piano qualcosa si comincia a intravedere”. La Roma nel futuro? “Tutto può succedere”. E su chi gli parla di panchina nerazzurra, Carletto glissa: “Mi sembra difficile, sono fedele al mio passato, anche se da bambino tifavo nerazzurro”.