È di almeno 33 morti e centinaia di feriti il bilancio di un attentato realizzato da sconosciuti davanti ad un’agenzia della Kabul Bank di Jalalabad, capoluogo della provincia orientale afghana di Nangarhar, 120 km ad est di Kabul vicina al confine con il Pakistan. Lo ha reso noto il capo della polizia locale, Fazal Ahmad Sherzad. Il bilancio delle vittime pare, purtroppo, destinato ad aggravarsi.
Secondo Sherzad, una prima esplosione davanti ad una moschea non ha prodotto vittime mentre la seconda, attribuita a un kamikaze – ha investito in pieno i clienti della banca in attesa di poter incassare lo stipendio.
Un terzo attacco è avvenuto fuori da un santuario. Il ministero dell’Interno afghano ha aggiunto che altre due bombe sono state disinnescate nella stessa zona.
L’azione stragista è stata rivendicata da un comunicato attribuito allo Stato Islamico (Isis). Le autorità locali cercano una conferma dell’autenticità della rivendicazione. Se fosse vera, sottolineano gli esperti, sarebbe la prima fatta dagli jihadisti nel Paese dalla nascita del gruppo estremista. Il kamikaze, di nome Abu Mohammad, è definito “uno dei nostri”.
Il comunicato è accompagnato da una foto in cui si vede un giovane guerrigliero con il volto coperto seduto su tappeti, con un kalashnikov appoggiato al muro sopra una bandiera nera. La scritta sul drappo nero recita: “Non c’è altro Dio al di fuori di Allah. E Maometto è il Profeta di Allah’. Le uniche parole leggibili sul copricapo sono: “Il Califfo è dentro di noi”.
Una condanna dell’attentato è arrivata dai talebani pachistani. In un comunicato il portavoce del Tehrik-e-Taliban Jamaat-ul-Ahrar (JuA), Ihsanullah Ihsan, sottolinea che simili atti non hanno nulla a che fare con l’Islam. “Abbiamo fortemente condannato questi attacchi. E’ sbagliato colpire in luoghi pubblici dove si muove la gente comune”. Per noi – spiega – è opera di nemici nascosti che non hanno altro altro scopo che mettere in cattiva luce i mujaheddin”.
(Foto Pajwhok)