Fabio Tortosa sarà sospeso dal servizio. Lo ha detto il capo della polizia Alessandro Pansa che ha annunciato la decisione contro il poliziotto che dopo la sentenza di condanna dell’Italia aveva scritto su Facebook di essere “uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte”. Un plauso è arrivato anche dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, via twitter: “Tortosa sospeso dal servizio. Bene decisione #Polizia. Abbiamo fatto il giusto e lo abbiamo fatto presto”.
Oltre a Tortosa, che aveva partecipato all’irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova, sarà sollevato dall’incarico anche il dirigente del Reparto Mobile di Cagliari Antonio Adornato che aveva messo un “mi piace” al post sul massacro della Diaz pubblicato sul social network.
“Ancora non mi è stato comunicato niente – ha detto Tortosa – è un provvedimento sproporzionato, visto che non si capisce quale potrebbe essere l’articolo del regolamento disciplinare che avrei violato. Comunque ormai il danno è fatto, mi tutelerò nelle sedi legali. L’unica cosa che potrebbero contestarmi -continua Tortosa- è il nocumento all’immagine della Polizia, ma la pena massima prevista è ben lontana dal’essere la sospensione dal servizio. Sono una vittima sacrificale, quello che ho scritto su Facebook è sulle carte processuali da 14 anni“.
Il poliziotto ha spiegato il senso delle sue dichiarazioni inserite nel post di Fb: “Chi fa violenza su un inerme – ha detto – commette un atto di tortura. Dunque alla Diaz fu tortura. Ma io, in 22 anni di polizia, non ho mai torturato nessuno. Per questo ho gridato dopo quella sentenza. Io non sono un torturatore. Non lo siamo stati noi del VII Nucleo. E solo per questo motivo ho scritto che sarei tornato alla Diaz”.
L’irruzione alla scuola Diaz costò 159 vittime, responsabilità che Tortosa non vuole assumersi: “Quella notte io e il mio reparto restammo nella scuola 5 minuti. E mentre raggiungevamo i piani alti, decine, centinaia di colleghi con le pettorine e in borghese si accanirono su chi era nella palestra”, ha aggiunto.
“Se potessi tornare indietro – ha sottolineato – farei quello che non feci 14 anni fa quando mi avvalsi della facoltà di non rispondere. L’infamia cui mi ribello ha anche il volto di chi è stato responsabile di quel pestaggio e non ha avuto il coraggio di fare un passo avanti. Ha il volto di chi doveva identificare gli autori del pestaggio e non lo ha fatto. Purtroppo, gli uni e gli altri portano la mia stessa divisa”.