”Ventitre anni di vita devastati non potrà restituirmeli nessuno. Così come i 10 anni trascorsi in carcere”. È il primo commento di Bruno Contrada alla decisione della corte europea per i diritti umani sulla sua vicenda giudiziaria.
“In questi 23 anni, terribili per me e per le persone che mi vogliono bene, c’è stata sofferenza incredibile – ha proseguito Contrada – che si è manifestata in qualsiasi forma: fisica, morale, professionale e familiare”.
“La devastazione totale ha accompagnato ogni giorno della mia vita dal 1993 in poi – ha aggiunto – Mi è stato tolto tutto. La corte europea mi ha dato giustizia ma non ci può essere soddisfazione. La giustizia italiana deve recepire questa sentenza. Io voglio giustizia dall’Italia”.
Contrada è ansioso di leggere le motivazioni di Strasburgo. “Voglio capire come è possibile che i giudici europei hanno capito quello che in Italia non hanno ancora compreso – ha detto – Sinceramente non capisco come sia possibile”.
Adesso Contrada spera che la sentenza di Strasburgo possa avere conseguenze anche sulla richiesta di revisione del processo, come ha spiegato anche il suo avvocato, Giuseppe Lipera. “Questo pronunciamento ha un valore – ha concluso – che la giustizia italiana non può ignorare”.