Aperte le urne in Sudan per le elezioni presidenziali e parlamentari. Il voto – che riguarda circa 13 milioni di elettori registrati – proseguirà per tre giorni in tutto il paese, tranne che in alcune aree del Kordofan meridionale e del Darfur centrale, dove le forze governative combattono varie milizie ribelli.
Nelle altre regioni, riporta l’agenzia di stampa Misna, sono 75.000 i poliziotti dispiegati per garantire la sicurezza degli 11.000 seggi in cui in sudanesi dovranno scegliere tra 3,500 candidati alle parlamentari e 14 aspiranti presidenti. Favoriti, comunque, sono il presidente uscente Omar Hassan al-Bashir e il suo Partito nazionale del congresso (Ncp), visto il boicottaggio dichiarato dalle principali forze d’opposizione.
Mukhtar Al-Assam, capo della commissione elettorale locale, si è tuttavia detto sicuro che sarà possibile far svolgere in maniera “libera e corretta” un voto che, a suo parere, ha come alternativa “il caos”. Di monitorarlo si incaricheranno osservatori della Lega araba, dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oic), dell’Unione Africana e dell’ organismo regionale Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad).
Nessuna missione è stata invece inviata dall’Unione Europea: la rappresentante di Bruxelles per la politica estera, Federica Mogherini, ha infatti sostenuto che queste elezioni “non potranno produrre un risultato credibile, con legittimità in tutto il paese”.