“Mi auguro, ovviamente per la Sicilia e i cittadini siciliani, che non si debba arrivare ad un commissariamento della Regione, ma che si riesca a rispettare il piano di rientro, gli accordi presi”. Lo ha detto il ministro per le Riforme istituzionali Maria Elena Boschi, a margine di un incontro del Pd ad Aci Castello. Immediata la replica del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone: “la Boschi non conosce la Costituzione”.
Parole che, lette al contrario, significano che il governo Renzi non esclude di mandare a casa Rosario Crocetta e l’intera Assemblea regionale siciliana, a nemmeno tre anni dalla elezione. Sembra di leggere i commenti dei governanti europei rivolti alla Grecia.
Giovedì 9 aprile la giunta guidata da Rosario Crocetta ha approvato il bilancio, che dovrà essere varato dal Parlamento regionale entro il 30 aprile, quando scadrà l’esercizio provvisorio. Il governo siciliano ha coperto un buco da 3,2 miliardi grazie agli impegni assunti dallo Stato anche se mancano le ratifiche formali. “Da parte del governo – ha aggiunto il ministro – credo che ci sia stata un’attenzione particolare anche per cercare di far fronte a delle situazioni particolarmente delicate, delle crisi occupazionali e situazioni di precariato, rispetto alle quali siamo intervenuti con delle risorse aggiuntive specifiche”.
“Ovviamente – ha sottolineato Maria Elena Boschi – ci deve essere però un impegno in primis della Sicilia per la Sicilia. Noi di recente abbiamo già concluso un accordo con la Regione che, ovviamente, prevede anche un suo impegno, com’è giusto che sia, ma io credo che ci sia stato in questo anno un rapporto di leale collaborazione istituzionale anche per cercare di colmare alcuni ritardi che c’erano stati”.
“L’interesse principale da entrambe le parti – ha concluso il ministro – è stato quello di garantire servizi efficienti ai cittadini, metterli nelle condizioni di avere gli stessi diritti che hanno gli altri cittadini nel resto d’Italia, ovviamente stando attenti ai conti”.
“Non è’ tanto grave che un ministro della Repubblica italiana sconosca lo Statuto siciliano, è invece gravissimo che ignori la Costituzione e soprattutto la sentenza 219/2013 della suprema Corte con la quale è stata esclusa, qualsiasi possibilità di commissariamento, per dissesto finanziario, delle Regioni ordinarie e speciali”, ha spiegato il presidente dell’Ars, Ardizzone, che ha fatto il paragone con la situazione di Lazio e Piemonte. “In Piemonte come certificato dalla Corte dei Conti, l’indebitamento della Regione rispetto al bilancio e’ del 35%; nel Lazio la percentuale raggiunge addirittura il 59%. Per la Sicilia, piuttosto, si attivi per far restituire tutte le risorse che in questi anni, unilateralmente e in violazione della Costituzione, lo Stato ha sottratto alla nostra Isola”.