Omicidio plurimo premeditato, tentato omicidio e lesioni gravi: la Procura di Brescia sta lavorando a queste ipotesi di reati nei confronti di Claudio Giardiello, l’imprenditore-killer che ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre due al Palazzo di Giustizia di Milano.
Ma, secondo indiscrezioni, i magistrati starebbero pensando anche ad un’altra accusa, ben più grave delle precedenti: si starebbe procedendo contro Giardiello per strage. Quando è stato arrestato, infatti, l’uomo aveva la pistola in tasca e il colpo in canna, e poteva dunque uccidere altre persone. Il pm di Monza, Franca Macchia, ha depositato stamani la richiesta di convalida dell’arresto: domani, nel carcere di San Quirico di Monza, l’interrogatorio di garanzia di Claudio Giardiello, che sarà ascoltato dal gip Patrizia Gallucci.
Il procuratore di Brescia, Tommaso Buonanno, ha incaricato i carabinieri di Milano per le indagini: dovranno ricostruire quanto è accaduto e valutare se esistono responsabilità individuali che hanno determinato la tragedia.
Stamattina le udienze si sono svolte regolarmente ma i controlli per la sicurezza sono stati rafforzati, anche con la presenza di uomini delle forze dell’ordine che presidiano l’accesso ad alcune aule. La seconda sezione penale al terzo piano del Palazzo è chiusa con i sigilli su disposizione dell’autorità giudiziaria e davanti alla porta del giudice ucciso, Ferdinando Ciampi, è stato lasciato un mazzo di fiori.
Le attività al Palazzo di Giustizia di Milano si sono fermate per qualche minuto per commemorare le tre vittime: il giudice Ciampi, il coimputato Giorgio Erba e l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, per le quali lunedì prossimo sarà effettuata l’autopsia.
“Siamo qui per chiedere rispetto”, ha detto prendendo la parola al termine del minuto di silenzio osservato in ricordo delle vittime il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli . “Fatti tragici – ha sottolineato – che hanno un valore direttamente simbolico”, perché rappresentano “la solitudine in cui tante volte è stata lasciata la giustizia”.
Per Sabelli, insomma, la sparatoria di ieri è il frutto di “troppe tensioni che si raccolgono sulla giustizia”, ma anche della “troppa rabbia che si genera su chi esercita la giurisdizione”. Per questo ha voluto “richiamare tutti a un doveroso rispetto, precondizione per tenere a freno quella rabbia”. Alla fine un appello ad avvocati e magistrati: “Da questa tragedia deve nascere un senso di recupero: è il momento di ripartire da zero”.