Sparatoria questa mattina nel Palazzo di Giustizia di Milano. Tre persone sono rimaste uccise e due sono ferite. L’attentatore, Claudio Giardiello, 57 anni, dopo una breve fuga, è stato arrestato nel parcheggio di un centro commerciale. La conferma è arrivata su Twitter dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
Dopo essere stato trasportato in caserma per essere interrogato, Claudio Giardiello si è avvalso della facoltà di non rispondere e poi ha avuto un malore ed è stato portato in ospedale di Vimercate. L’ambulanza è stata scortata da due pattuglie dei carabinieri. Sul posto sono arrivati il comandante della compagnia carabinieri di Vimercate, Marco D’Aleo, e due magistrati, Franca Macchia sostituto a Monza e il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili.
“Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”: sono state queste le prime parole dette da Claudio Giardiello subito dopo essere stato catturato dai carabinieri.
Giardiello era uno degli imputati per bancarotta fraudolenta per il crac della ditta Magenta Immobiliare, dichiarata fallita il 13 marzo del 2008, con un bilancio passivo di tre milioni di euro. Durante il dibattimento, appresa la notizia che il proprio difensore aveva rinunciato al mandato – si trattava del secondo avvocato che lasciava il caso – Giardiello ha estratto la pistola e ha iniziato a sparare. Tredici i bossoli ritrovati nel Palazzo di Giustizia.
(Claudio Giardiello, l’uomo che ha sparato)
Una delle due vittime della sparatoria è il giudice della Seconda sezione civile fallimentare, Fernando Ciampi, che è stato ucciso nella sua stanza nel Tribunale. La seconda persona uccisa è l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni, l’ex legale difensore dell’attentatore, che si trovava oggi in aula in qualità di teste.
(Il giudice Fernando Ciampi)
> CHI ERA LORENZO ALBERTO CLARIS APPIANI
Secondo le prime ricostruzioni, pare che l’attentatore abbia iniziato a sparare nell’Aula dove si stava tenendo il dibattimento, poi Giardiello è sceso al secondo piano per andare nell’ufficio del giudice Ciampi. Giudice, citato come teste perché aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell’immobiliare Magenta, al centro dell’udienza odierna.
La terza persona è deceduta invece in ospedale dove era arrivata in condizioni disperate. Si tratta di Giorgio Erba, 60 anni. “La persona arrivata da noi era praticamente già morta – spiega Basilio Tiso, direttore medico di presidio al Fatebenefratelli. – La ferita aveva interessato cuore e polmoni, non c’era nulla da fare”. Anche Erba, insieme al nipote Davide Limongelli, 40 anni, rimasto ferito, era coimputato nel processo per il crac di Magenta e nipote del killer. In passato, a quanto si apprende aveva avuto diverse liti con Giardiello in merito alla gestione della ditta Magenta.
Ferito a una coscia anche Stefano Verna, dottore commercialista dello studio Verna, che si trovava nell’aula del palazzo di giustizia dove era presente in qualità di testimone. Giardiello era stato infatti cliente dello studio Verna. A chi lo ha contattato al telefono ha detto: “Non vi preoccupate, sto bene”.
Gli spari sono stati sentiti da numerose persone presenti in Tribunale poco prima che scattasse l’allarme. Il Palazzo di giustizia è stato immediatamente blindato ed è stato evacuato, permettendo soltanto alle donne di uscire. “Ho sentito degli spari e ho visto un uomo con una gamba insanguinata (si tratta di Stefano Verna, n.d.r.), ho avuto paura e sono scappato”: ha raccontato un testimone, che si trovava nel Palazzo di giustizia di Milano quando è avvenuta la sparatoria. Diverse persone hanno sentito il rumore degli spari e sono fuggite dai corridoi e si sono dirette verso le uscite dell’edificio.
Resta da capire come sia stato possibile che Giardiello sia riuscito a portare un’arma all’interno del Palazzo di Giustizia. Si dovrà stabilire se l’uomo abbia afferrato un’arma oppure l’abbia portata dall’esterno riuscendo a ‘ingannare’ i controlli che ci sono in tutti gli ingressi del Tribunale. Una delle spiegazioni più plausibili sembra quella che l’uomo possa essere passato insieme al suo legale dalla parte d’ingresso riservata agli avvocati e a cui si accede mostrando il tesserino dell’ordine forense. Alcune immagini mostrano Giardiniello che entra mostrando un tesserini, forse falso: saranno le indagini a dimostrarlo.
A dispetto di quanto detto all’inizio, i metal detector del tribunale di Milano erano tutti funzionanti. L’ultima verifica era stata fatta a inizio aprile. Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati ha detto che il killer sarebbe entrato mostrando un falso tesserino da un ingresso laterale del Palazzo e dalla porta riservata all’accesso di magistrati, avvocati e cronisti. Sempre il procuratore ha detto che il giudice Ciampi, è stato ucciso all’interno della sua stanza con due colpi di pistola e che avrebbe tentato di difendere una sua collaboratrice.
Avrebbe dovuto essere Bruna Albertini il pm presente in aula oggi al processo di Giardiello. Il pm Albertini infatti è il titolare dell’inchiesta che ha portato alla sbarra il killer e questa mattina, essendo impegnata anche in una udienza all’ufficio gip, ha chiesto al pm Luigi Orsi di sostituirla nel dibattimento alla seconda sezione penale.
Una sostituzione all’ultimo minuto che per alcuni in procura è stata da un certo punto di vista provvidenziale, in quanto il pm Albertini ha più volte anche interrogato il killer. “Poichè voleva uccidere tutti quelli che riteneva responsabili del suo fallimento – è stato fatto notare al quarto piano di palazzo di Giustizia di Milano – sicuramente avrebbe sparato o comunque fatto del male a Bruna Albertini se solo fosse stata in aula”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha presieduto nel pomeriggio un plenum del Csm e ha parlato con i cronisti (leggi qui la conferenza stampa del presidente Mattarella).