A Milano è stato effettuato il primo trapianto d’organo, in particolare di un rene, donato da una persona che se ne è privata in modo gratuito e senza sapere chi sarà poi il destinatario, ovvero da un donatore samaritano.
In questo caso particolare si tratta di una donatrice. Per effetto della catena di ‘cross over’ a seguito di questo primo trapianto sono stati trapiantati poi 5 reni a coppie incompatibili. Lo rende noto il ministero della Salute che per domani ha organizzato una conferenza stampa nella quale il Ministro Beatrice Lorenzin e il Direttore del Centro Nazionale Trapianti (Cnt), Alessandro Nanni Costa, presenteranno i risultati.
Tale effetto, spiega una nota del ministero, ha consentito a cinque coppie risultate incompatibili tra loro di poter ricevere un trapianto di rene. Grazie alla donazione da vivente cross-over è stato infatti possibile incrociare in successione tutti i donatori e i riceventi delle coppie – idonei al trapianto da vivente ma incompatibili tra di loro a livello immunologico o per gruppo sanguigno – creando una catena di donazioni e di trapianti. Interverranno alla Conferenza anche i chirurghi che hanno effettuato gli espianti e i trapianti.
La donazione d’organi da donatore samaritano è una pratica che ”va plaudita e ammirata e che porta dei vantaggi, ma non va dimenticato che il nodo vero e la priorità resta, comunque, l’incentivazione delle donazioni di organi da cadavere per fare fronte alla domanda crescente di trapianti”. A sottolinearlo è il chirurgo Mauro Salizzani, direttore del Centro trapianti di fegato all’Ospedale Molinette di Torino.
La donazione samaritana, afferma l’esperto, ”può aiutare ma non risolve certo i problemi del settore trapiantologico. Può certamente favorire la pratica del cross over, innescando una catena di trapianti successiva, però tutto ciò non deve distogliere l’attenzione dal problema centrale che resta, comunque, la donazione da cadavere”. Indubbiamente, è ”un passo avanti che serve, perchè i trapianti non sono una cosa rara dal momento che tanti pazienti hanno bisogno di organi e non si riesce a soddisfare la domanda. Ma certamente – rileva l’esperto – tale modalità non può essere risolutiva”. La donazione samaritana, chiarisce inoltre Salizzani, ”è prevista in Italia solo per il rene e questo per ovvie ragioni: i reni sono due e, dunque, la donazione di uno dei due organi non determina rischi gravi per il donatore”. La donazione da vivente è invece possibile sia per i reni sia per il fegato, ma si tratta di un intervento ”complesso”.
”Anche alle Molinette – afferma lo specialista – abbiamo avuto due offerte di potenziali donatori samaritani, che però non sono stati ritenuti idonei. In ogni caso – conclude – questo è un atto che va sicuramente plaudito e ammirato’.