Il giovane avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni, è una delle vittime di Claudio Giardiello, l’uomo che stamattina è entrato al Tribunale di Milano armato e ha fatto fuoco. Dopo essere fuggito in moto, il killer è stato arrestato dai Carabinieri a Vimercate.
Lorenzo Alberto Claris Appiani aveva lo studio in via Verziere, 11 a Milano ed era stato l’avvocato di Claudio Giardiello. Oggi si trovava in aula come testimone nella causa per bancarotta contro l’uomo che lo ha ucciso sparandogli al torace. Lo racconta all’ANSA lo zio della vittima, l’avvocato Alessandro Brambilla Pisoni, arrivando al pronto soccorso del Fatebenefratelli di Milano.
“Giardiello era stato cliente di mio nipote – ricorda l’avvocato – poi aveva iniziato a combinare disastri e lui ha smesso di seguirlo. Sapevo che oggi mio nipote era in aula come testimone in una causa penale perché Giardiello era stato denunciato”.
Lorenzo Alberto Claris Appiani, viene da una famiglia di legge: sua madre, oggi in pensione, è un avvocato e la sorella è un magistrato. Lui stesso era molto stimato per la sua capacità di analisi del diritto.
“In tutta questa vicenda la cosa più assurda è che un uomo è entrato in Tribunale con un’arma” dice l’avvocato Alessandro Brambilla Pisoni, zio di Lorenzo Alberto Claris Appiani. “Bisogna chiedersi come ha fatto Giardiello a portare dentro l’arma, se ha pagato qualcuno per farlo, che l’abbia portata dentro da solo non è facile” aggiunge Brambilla Pisoni, che questa mattina non era in tribunale ed è stato avvertito dell’omicidio del nipote dai genitori di Claris Appiani, che erano fuori città e stanno tornando a Milano. Al Fatebenefratelli è arrivata invece la sorella Francesca, magistrato, sorretta dal marito.
L’avvocato si trovava in aula quando Giardiello ha iniziato a sparare: il giovane sarebbe morto pochi istanti dopo essere stato colpito al cuore. Nell’agguato ha perso la vita anche il giudice Fernando Ciampi.
”Conoscevo l’avvocato Claris Appiani, era un bravissimo ragazzo, figlio di altri avvocati, mi sembra impossibile che sia morto così”: è il racconto di un avvocato di Milano, Vinicio Nardo, conoscente di una delle vittime della sparatoria al Palazzo di Giustizia di Milano. ”Secondo me c’è stata una totale carenza nel sistema di sicurezza – ha proseguito – il tribunale si conferma un luogo pericoloso anche perché è frequentato da persone che si trovano in situazione difficili”.
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