E’ arrivato il verdetto: l’attentatore della maratona di Boston del 15 aprile del 2013 ha un volto e adesso anche una pena da scontare. Il 21enne di origine cecena, Dzhokhar Tsarnaev, è stato giudicato colpevole di tutti e 30 i capi di accusa, di cui 17 punibili con la morte. Lo ha deciso il tribunale di Boston dopo 11 ore e mezza di camera di consiglio. Per i 12 giurati, sette donne e cinque uomini, Tsarnaev ha ucciso tre persone ed è responsabile di cospirazione e di utilizzo di armi di distruzione di massa. Nella seconda parte del processo, i giurati dovranno stabilire se il giovane dovrà restare a vita in carcere o se invece sarà condannato a morte.
Il verdetto era ampiamente prevedibile. Nelle due esplosioni morirono tre persone, tra cui un bimbo di otto anni, e ci furono 260 feriti: gli ordigni furono costruiti utilizzando due pentole a pressione nascoste vicino alla linea di arrivo della maratona. Tra i feriti, 17 hanno subito amputazioni agli arti. Tsarnaev, che si è dichiarato colpevole, ha compiuto l’attentato insieme al fratello Tamerlan, di 26 anni, rimasto ucciso durante il confronto a fuoco con la polizia.
Secondo la difesa, proprio la cattiva influenza del fratello su Dzhokhar sarebbe stata la causa della strage, tesi che non ha impressionato il pubblico ministero convinto che i due Tsarnaev siano terroristi e che in Afghanistan e in Iraq abbiano tramato per uccidere americani. Durante il processo sono stati sentiti oltre 90 testimoni ed è stato mostrato il video nel quale si vede Dzhokhar che mette lo zaino con la bomba vicino al bimbo di otto anni massacrato nell’esplosione.