In Sicilia la maggioranza non c’è più ed è clamorosamente saltata la riforma delle Province, tanto sbandierata dal presidente Crocetta. Per chi avesse la memoria corta si tratta della riforma che già due anni fa, in più trasmissioni televisive, Crocetta aveva annunciato come una realtà, spingendosi a dichiarare che la Sicilia era stata la prima regione a cambiare passo sugli Enti Locali. E così dopo oltre due anni si torna al punto di partenza, nulla è stato fatto tranne il commissariamento degli stessi Enti.
C’era grande attesa sul voto di oggi, una sorta di prova della verità per la tenuta del Governo. Ma come confermato anche stavolta il governo siciliano i numeri non li ha più da un pezzo e l’esecutivo regionale si è finora stancamente trascinato per forza d’inerzia e per gli interessi politici, soprattutto del Pd che rappresenta il partito più numeroso.
Oggi l’ennesima figuraccia all’Assemblea regionale: alla prima votazione un emendamento del M5s, passato col voto segreto (36 a favore e 22 contrari) ha affondato l’articolo 1 della riforma delle Province. Tutto rinviato, probabilmente, a maggio, dopo l’approvazione del bilancio e della legge di stabilità, nonostante le rassicurazioni del Governatore siciliano che fino a poco prima di entrare in Aula ostentava sicurezza. Le opposizioni, subito dopo il voto, hanno urlato “Tutti a casa” mentre il commento del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, è stato che “la legge è finita”.
Con l’emendamento dei 5stelle, che prevedeva l’istituzione di sei Liberi consorzi di comuni e di tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) è caduta l’intera impalcatura del testo, composto da 47 articoli. Proprio oggi scadevano i mandati dei commissari delle ex Province: a questo punto il governo sarà costretto a prorogarli fino al 31 maggio, passaggio già messo all’ordine del giorno per domani a mezzogiorno.
Nella maggioranza si sono registrati ben sette franchi tiratori: il segretario del Pd siciliano Fausto Raciti ha chiesto l’immediata convocazione di un vertice di maggioranza; il presidente Crocetta parla invece “di grande irresponsabilità”. Appunto.