La bordata più grossa contro Gianni De Gennaro arriva via Twitter dal presidente del Pd, Matteo Orfini: “Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica”. Non va giù all’esponente del partito democratico che l’ex capo della polizia sia a capo di una delle più grandi aziende del Paese, soprattutto dopo la sentenza della Corte di Strasburgo sui fatti del G8 di Genova.
Accuse di istigazione alla falsa testimonianza, in particolare quelle della scuola Diaz, da cui De Gennaro è stato pienamente assolto. Polemiche, per la verità, che hanno sempre attraversato ogni nomina di De Gennaro: dal vertice dei servizi segreti, a palazzo Chigi con Mario Monti come sottosegretario per la sicurezza della Repubblica, fino alla presidenza di Finmeccanica, designato da Enrico Letta e confermato da Matteo Renzi.
Lo scontro con Orfini, per la verità, non è una novità. Già nel 2013, Orfini aveva presentato un’interrogazione parlamentare insieme al segretario dei Giovani democratici, Fausto Raciti, sostenendo che De Gennaro, all’epoca prefetto, non poteva diventare presidente perché in conflitto di interessi. L’incarico, però, venne affidato lo stesso. Desta perplessità anche la consulenza di Finmeccanica, affidata con contratto a tempo determinato, a Gilberto Caldarozzi, ex capo del Servizio centrale operativo, condannato a tre anni e otto mesi di reclusione nel processo per la scuola Diaz.
Anche il M5S ha chiesto le dimissioni di De Gennaro. “Non può rappresentare l’Italia dopo la condanna di Strasburgo: ne prenda atto e si dimetta subito», dice Nicola Morra. “Orfini punta il dito contro De Gennaro? Benissimo, finalmente siamo d’accordo!”, ha sottolinato Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. Forza Italia invoca l’intervento di Renzi, il quale interviene su Twitter: “Quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un paese”.