È morto nella sua casa a Roma, all’età di 95 anni, Giorgio Salvini, fisico di fama internazionale e padre dei Laboratori di Frascati dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, il primo laboratorio nazionale di fisica delle particelle e del primo acceleratore circolare italiano, l’elettrosincrotrone di Frascati. Era nato a Milano il 24 aprile del 1920.
Con Edoardo Amaldi è stato protagonista della rinascita della fisica italiana nel dopoguerra. Salvini è stato ministro dell’Università e della Ricerca dal 1995 al 1996, presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) dal 1966 al 1970, presidente dell’Accademia dei Lincei dal 1990 al 1994.
Il suo primo lavoro scientifico rilevante Salvini l’aveva fatto da clandestino, nascosto dal suo professore e relatore Giovanni Polvani nelle stanze dell’Istituto di Fisica dell’Università di Milano. Erano gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale e Giorgio Salvini era un giovanissimo sottotenente del Genio degli Alpini, spiazzato come tanti dall’armistizio del 1943. È a partire da quei lavori che Salvini inizia a farsi notare. In quel momento, lavora sulle interazioni mesoniche nei nuclei, prima di passare a occuparsi di raggi cosmici. Con questa linea di ricerca ebbe i primi successi e riconoscimenti, la cattedra e l’invito a Princeton dai colleghi americani nel ’49.
In quegli anni consolida amicizie e collaborazioni importanti con altri giovani fisici, come Gilberto Bernardini, Edoardo Amaldi ed Ettore Pancini, e continua a occuparsi con successo di raggi cosmici e rivelazione di particelle. Rientrato in Italia insegna Fisica Generale, e dal ’53 viene nominato giovanissimo (ha appena 33 anni) direttore del progetto nazionale per la costruzione a Frascati di un elettrosincrotrone da 1.000 MeV. Nasce così la prima di una serie di macchine che consentirà ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di diventare un centro di ricerca all’avanguardia nel campo della fisica delle alte energie.
Quando Salvini lascia la direzione nel 1960, i Laboratori sono ben avviati oltre a essere diventati un importante luogo di formazione per la scuola italiana di fisica degli acceleratori che, con AdA e le intuizioni del fisico austriaco Bruno Touschek, apre la nuova fondamentale era degli anelli di accumulazione. Tra il 1966 e il 1970 presiede l’INFN, che sotto la sua guida ottiene finalmente piena autonomia giuridica.
Tornato stabilmente alla ricerca dalla fine degli anni ’70 entra a far parte del gruppo che al CERN rivela i bosoni intermedi W e Z°, scoperta per cui Carlo Rubbia riceverà il premio Nobel. Continua ad alternare con passione ricerca e prestigiosi ruoli di dirigenza e nel 1990 succede ad Amaldi come direttore dell’Accademia dei Lincei e nel 1995 viene nominato Ministro per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica nel governo Dini. Dopo quest’esperienza continua con lo stesso entusiasmo a partecipare alla vita universitaria romana e internazionale ancora dichiarandosi semplicemente “un uomo fortunato”. Guidato dai suoi due poli di riferimento di sempre: la sua curiosità scientifica e l’insegnamento.
“Arrivato alla mia sera, – disse Salvini – trovo di essere stato un uomo fortunato, per quanto ho visto e ho contribuito, su limitatissima scala, ad attuare”.