“Rivolgiamo un appello a proteggere i civili nel campo, a garantire un accesso umanitario a questa zona per fornire aiuti vitali”: così la presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’ambasciatrice giordana Dina Kawar, si è rivolta alle forze in campo chiedendo l’evacuazione della popolazione civile del campo profughi palestinese di Yarmuk, a sud di Damasco. Lo riporta l’agenzia Misna.
Sono 18.000, secondo fonti dell’Onu, i palestinesi intrappolati nel campo presi fra due fuochi, le truppe siriane e i miliziani del sedicente Stato Islamico (Is). Kawar ha sollecitato aiuti immediati alla popolazione assediata, avvertendo che i 15 sono pronti “a prendere in considerazione ulteriori misure che possono essere adottate per fornire protezione e assistenza”.
I membri del Consiglio – ha detto ancora l’ambasciatrice giordana – “hanno condannato il più fermamente possibile i gravi crimini commessi a Yarmuk” sia dall’Is che dal Fronte Al Nusra, sottolineando la necessità di “punire questi crimini”.
Anche l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) si è mobilitata inviando a Damasco un suo alto quadro, Ahmed Majdalani, per incontrare responsabili del governo siriano e trovare “i mezzi per offrire una protezione alla nostra popolazione di Yarmuk. Proteste si sono svolte a Gaza, davanti al parlamento e nel centro città.
Con una nota, l’Olp ha chiesto “a tutti i movimenti di mettersi immediatamente d’accordo per proteggere il campo dal tentativo di farne un teatro di battaglia”. L’Olp è riuscita a organizzare nei giorni scorsi l’evacuazione di 2000 persone da Yarmuk, campo assediato da oltre un anno dall’esercito siriano dove mancano cibo, acqua, medicine. Situato a sette chilometri dalla capitale, è ritenuto di importanza “strategica” per l’Is che ha lanciato mercoledì scorso un’offensiva per occuparlo insieme al Fronte Al Nustra e ne controllerebbe ormai un’ampia parte, circa l’80 per cento.