Papa Francesco, accompagnato dal cappellano di Rebibbia, don Pier Sandro Spriano, ha trascorso un giorno nel carcere romano per celebrare assieme ai detenuti la Pasqua con la messa del Giovedì Santo e il rito della lavanda dei piedi. Una visita attesa, ricca di significato cominciata nel cortile del penitenziario con il saluto alle centinaia di reclusi che lo aspettavano: baci, parole di conforto, sorrisi per un incontro che resterà nella storia.
Sommerso dalle grida “Viva il Papa”, Francesco ha benedetto un cartellone con la foto di un ragazzo scomparso, mostratogli dai compagni e poi si è trattenuto a parlare con i detenuti, tra cui molti stranieri, e con il personale della polizia penitenziaria, gli amministrativi della casa circondariale e i volontari.
Dentro la piccola chiesa “Padre Nostro” c’erano 300 persone: 150 donne, tra cui 15 mamme con i bambini, e 150 uomini, che stanno scontando la pena a Rebibbia, che il Pontefice ha ringraziato “per la calorosa accoglienza. Grazie tante”.
Dopo la messa, concelebrata con il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, e l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto presso la Segreteria di Stato, è stato commovente il rito della lavanda dei piedi quando Papa Francesco si è inginocchiato a lavare, asciugare e baciare i piedi di dodici detenuti, sei uomini e sei donne, per metà stranieri. Tra loro due nigeriane, un’ecuadoregna, un brasiliano, un nigeriano e una congolese. Quest’ultima era Silvy Lubamba, showgirl televisiva di origine africana, popolare per aver partecipato a un programma di Piero Chiambretti, arrestata nell’agosto 2014 per uso indebito di carte di credito di conoscenti facoltosi negli anni dal 2004 al 2009.
Un momento toccante della cerimonia è stato quando il Papa ha lavato i piedi anche del piccolo bambino, figlio di una delle sei detenute partecipanti al rito, che la mamma aveva in braccio. “Anche io ho bisogno di essere lavato dal Signore: e per questo pregate”, ha detto Francesco, “perché il Signore lavi le mie sporcizie, perché io diventi più schiavo di voi, più schiavo nel servizio alla gente, come è stato Gesù”.
Al termine, ancora grande entusiasmo con il Papa travolto dall’affetto dei detenuti, delle guardie carcerarie e degli altri presenti.